Omelia (09-12-2012)
padre Ermes Ronchi
Nessuno è così piccolo da non poter essere profeta

Luca dà inizio al racconto dell'attività pubblica di Ge­sù con una pagina solenne, quasi maestosa, un lungo elenco di re e sacerdoti, che improvvisa­mente subisce uno scarto, un di­rottamento: un sassolino del de­serto cade dentro l'ingranaggio collaudato della storia e ne mu­ta il passo: la Parola di Dio ven­ne su Giovanni nel deserto.
La Parola, fragile e immensa, vie­ne come l'estasi della storia, di u­na storia che non basta più a se stessa; le inietta un'estasi, che è come un uscire da sé, un sollevarsi sopra le logiche di potere, un dirottarsi dai soliti bi­nari, lontano dalle grandi capita­li, via dalle regge e dai cortigiani, a perdersi nel deserto. È il Dio che sceglie i piccoli, che «abbatte i po­tenti», che fa dei poveri i princi­pi del suo regno, cui basta un uo­mo solo che si lasci infiammare dalla sua Parola.
Chi conta nella storia? Erode sarà ricordato solo perché ha tentato di uccidere quel Bambino; Pilato perché l'ha condannato a morte. Nella storia conta davvero chi co­mincia a pensare pensieri buoni, i pensieri di Dio. La parola di Dio venne su Giovanni, nel deserto.
Ma parola di Dio viene ancora, è sempre in volo in cerca di uomi­ni e donne dove porre il suo ni­do, di gente semplice e vera, che voglia diventare «sillaba del Ver­bo» ( Turoldo). Perché nessuno è così piccolo o così peccatore, nes­suno conta così poco da non po­ter diventare profeta del Signore. «Voce di uno che grida nel deser­to: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni burrone sarà riempito, ogni mon­te abbassato; le vie tortuose di­venteranno diritte e quelle im­pervie, spianate».
La voce dipinge un paesaggio a­spro e difficile, che ha i tratti du­ri e violenti della storia: le mon­tagne invalicabili sono quei mu­ri che tagliano in due villaggi, case e oliveti; i burroni scoscesi sono le trincee scavate per non offrire bersaglio e per meglio uc­cidere; sono l'isolarsi per pau­ra... È anche la nostra geografia interiore, una mappa di ferite mai guarite, di abbandoni pati­ti o inflitti. Il profeta però vede oltre, vede strade che corrono diritte e piane, burroni colmati, monti spianati.
Per il viaggio mai finito dell'uomo verso l'uomo, dell'uomo verso il suo cuore. E soprattutto di Dio verso l'uomo.
Un'opera imponente e gioiosa, e a portarla a compimento sarà Co­lui che l'ha iniziata. L'esito è cer­to, perché il profeta assicura «Ogni uomo vedrà la salvezza». O­gni uomo? Sì, esattamente que­sto: ogni uomo. Dio viene e non si fermerà davanti a burroni o montagne, e neppure davanti al mio contorto cuore. Raggiungerà ogni uomo, gli porrà la sua Paro­la nel grembo, potenza di parto di un mondo nuovo e felice, dove tutto ciò che è umano trovi eco nel cuore di Dio.