Omelia (01-07-2012)
don Alberto Brignoli
Semi di immortalità

"Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura". Quindi, l'uomo è stato creato incorruttibile, immortale, come Dio: a sua immagine e somiglianza. Poi però è arrivata l'invidia del diavolo, e la morte è entrata nel mondo.
Insomma, a satana non va giù di non essere figlio prediletto di Dio come è l'uomo, e allora, sin dagli inizi della creazione, mette nel cuore dell'uomo il terribile sentimento dell'invidia, che porta l'uomo a volere essere sempre di più come Dio, conoscitore del bene e del male, usufruttuario dell'albero della vita, che non poteva essere mangiato: e da allora, il male è entrato nel mondo, e con il male la morte.
"Felice colpa", diceva Sant'Agostino, perché a motivo del peccato abbiamo ricevuto la grazia di poter conoscere il nostro Redentore. E io aggiungo: felice colpa, perché a motivo del peccato è entrata nel mondo la morte e noi non siamo più immortali. Almeno, così pare.
Ma ve la immaginate un'esistenza immortale qui sulla terra? È già così faticoso, spesso, vivere fino alla morte...cosa sarebbe vivere anche oltre? Sopportare gente importuna in eterno, trascinarsi malattie e acciacchi per l'eternità, convivere con i nostri difetti lungo tutto il migrare dei giorni della storia...no, sarebbe un supplizio! "Laudato sìì, mio Signore, per sorella nostra morte corporale", cantava già Francesco. E non aveva affatto torto.
Certo, come citiamo i mali sopportati in eterno, per onestà dovremmo dire che sarebbe bello vivere per sempre per tutta un'altra serie di cose belle: l'amore delle persone care, la bellezza delle cose create, la capacità di costruire progetti e realizzare sogni, la gioia e il divertimento...tutte queste cose vorremo senz'altro che non avessero mai fine! Lo stesso autore del libro della Sapienza sembra esprimere questo concetto: le cose create sono limitate, finite, caduche, ma portano dentro di sé dei germi di immortalità per i quali vale davvero la pena vivere! E se uno non vive alla ricerca di questi semi di immortalità perde l'opportunità di essere come il Creatore, come Dio, ad immagine e somiglianza del quale siamo fatti; e siamo talmente grandi e perfetti che effettivamente dimostriamo di essere l'immagine di Dio, ma abbiamo anche talmente tanti difetti che mostrano in maniera evidente che, appunto, siamo solamente fatti a sua somiglianza.
Dove li troviamo questi semi di immortalità e di vita sparsi a piene mani nel nostro esistere? Come ci viene da pensare all'immortalità quando viviamo ripiegati e ricurvi sulle nostre malattie, che ci dissanguano tanto quanto i soldi spesi per curarle, e dalle quali speriamo di essere presto liberati con qualsiasi sistema, a volte anche con quello più drammatico del porre fine a tutto?
C'è sempre nella nostra vita un treno di opportunità che passa, e non sempre si ferma. E non è pure detto che passi un'altra volta: per cui, se avvertiamo che al suo passaggio possiamo trovare vita, non dobbiamo avere paura a gettarvici sopra!
Così è stato per una donna che da un'eternità (dodici anni, nella Bibbia, non è un numero a caso) soffriva di emorragie: sentirsi sfuggire la vita da dentro, certo, ma anche vedere fuggire le persone intorno a lei, in quanto impura, e rendeva impuri gli altri al solo toccarli. E lo sapeva bene che il Maestro stava andando alla sinagoga a guarire la figlia di Giairo, e che non ci sarebbe mai potuto entrare, impuro, se lei la toccava. Eppure lo fa', tant'è, è l'unica chance che gli resta: "Anche lui resterà impuro, ma io mi salverò!". E così avviene, perché colui che si fa mortale in mezzo ai mortali, debole in mezzo ai deboli, impuri in mezzo agli impuri, le restituisce vita: e questo, è un seme di immortalità.
E cos'altro è la voglia di vivere e di rinascere di un padre che ha la figlia (dodici anni pure lei) gravemente malata, che lo porta a sperare contro ogni speranza anche quando la figlia non ce l'ha fatta e tutti stanno già piangendo la sua morte, se non la ricerca di un seme di immortalità, che dica "no" alla morte e "sì" alla vita?
La vita (a causa anche di quelle nostre origini poco edificanti) non è eterna: e grazie a Dio, non lo sono nemmeno i dolori e i dispiaceri che si porta con sé. Ma ci sono tante cose che hanno dentro di sé un seme di immortalità, che sanno sfidare la morte e che vanno al di là di ogni metro umano; e la cosa bella è che solo agli umani è dato scovarle e conoscerle.
E così, troveremo semi di immortalità nelle creature del mondo, che per l'autore della Sapienza sono "portatrici di salvezza"; li troveremo in ogni uomo e in ogni donna che sanno affrontare la debolezza del proprio fisico e la fragilità della loro osservanza religiosa per non gettare all'aria l'occasione di guarigione di tutta una vita; li troveremo in un padre che per la figlia malata farebbe qualsiasi cosa, anche qualora si trovasse in condizioni ormai estreme, pur di salvarla.
Li troveremo nella forza d'amore di un Dio che non si cura né dell'impurità rituale di una religione stanca e obsoleta, e nemmeno delle apparenze di morte che circondano l'esistenza umana, pur di mettere nel cuore dell'uomo il seme d'immortalità dell'amore.
E l'amore, è davvero l'unica realtà umana capace di andare oltre la morte.