Omelia (26-02-2012)
don Luciano Cantini


Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto
Lo stile liturgico ha eluso l'espressione "subito". Gesù era appena uscito dall'acqua del battesimo, aveva ascoltato la voce del Padre che lo riconosceva come suo figlio prediletto. Subito Lo Spirito lo getta fuori, nel deserto. La parola suggerita dal vangelo è proprio quella della espulsione, è lo stesso vocabolo che viene utilizzato per indicare la liberazione da uno spirito immondo. Quello che Gesù vive, così come Marco ce lo racconta, è un atto violento, forte. Gesù è provocato dallo Spirito al confronto con una realtà altra. Il deserto è il luogo delle contrapposizioni, della libertà e del castigo, della alleanza e del tradimento, della fame e della sete ma anche della manna e dell'acqua che sgorga dalla roccia, Il deserto è il luogo in cui Dio forma il suo popolo e lo educa a se stesso. Gesù, fattosi carico nel battesimo della natura umana, è subito gettato nelle contraddizioni del genere umano. Proprio come Adamo ed Eva che furono espulsi dall'eden per entrare nell'ostilità della storia.

E nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana
Il verbo rimase, al passato sembra dare compimento all'episodio, in effetti traduce la parola "era", all'imperfetto, quasi a sottolineare un'azione non terminata, ancora nel divenire. Il deserto non smette di essere il luogo dell'esperienza di Cristo e della vita degli uomini. Quarant'anni sono certamente il richiamo all'Esodo, ad Elia ma è soprattutto la cifra della vita dell'uomo, in cui Gesù è stato sbattuto. In tutta questa vita Marco colloca la tentazione - non sono le tre sintomatiche tentazioni dei sinottici - ma una continuità dell'esperienza sia di Gesù che dell'uomo. Il male appartiene alla storia umana e preme su ogni uomo costantemente e tenta di sopraffarlo, non è una lotta episodica ma caratterizza tutta l'esistenza.

Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano
Il verbo stava, in effetti traduce lo stesso verbo precedente "era": Gesù era nel deserto, tentato e nello stesso tempo era con le bestie selvatiche mentre gli angeli lo servivano. Gesù, nuovo Adamo, espulso nel deserto, non cede alla tentazione e realizza l'armonia propria del paradiso. È la stessa armonia che racconta il profeta Isaia (11,6) segno della pace universale. L'uomo sperimenta troppo spesso il senso della espulsione, in questo nostro tempo in modo del tutto particolare: espulsione dal lavoro, dalla economia e perfino dalla propria terra. La crisi mondiale è una grande tentazione che mette i più a dura prova. Nello stesso tempo non mancano i segni di una armonia nuova ed impensabile; la crisi muove la solidarietà, la condivisione, una coscienza nuova, una dignità riappropriata.
L'armonia che è realizzata con Gesù nel deserto non si limita all'esperienza storica dell'uomo sulla terra ma coinvolge anche il cielo. Il servizio degli angeli ci racconta che il cieli sono ormai aperti, il sogno di Giacobbe (Gen 28,12) non è utopia.


È utopico, invece un mondo ed una storia che non sia segnata dalla lotta, dalla fatica, dalla pesantezza, dalle contraddizioni e nello stesso tempo dalla pacificazione, dal riposo, dalla leggerezza e dalla armonia.