Omelia (17-01-2012)
Monaci Benedettini Silvestrini
Il sabato è fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato.

Il riferimento di Gesù, per giustificare il comportamento dei suoi discepoli, all'episodio di Davide è significativo. Il re sta scappando dalla gelosia omicida di Saul e giustifica al sacerdote la richiesta dei pani sacri non solo per la necessità e la fame ma per la purezza dei suoi soldati. Il sabato è fatto per l'uomo, è l'insegnamento di Gesù ma, anche da questo riferimento, scopriamo che ciò non può giustificare nessuna nostra pigrizia e nessun nostro tentennamento; anzi implica una necessità di purificazione interiore che proviene dall'ascolto e dalla pratica del suo insegnamento. È l'invito a non cadere un atteggiamenti esteriori e ipocriti ma nel sentire profondamente nel cuore il suo insegnamento. Non vi è in esso nessun invito a considerarci immuni dalle leggi ma a considerare lo scopo profondo di quella legge morale che Dio ha scritto nel nostro cuore e che è poi esplicitata nei precetti divini. È la legge del bene e del male ed il cui discernimento serio, nel nostro cuore, non solo irrobustisce la nostra dignità umana ma rivela il nostro essere creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rispettare queste legge e i precetti divini significa favorire proprio questa dignità che deriva dal nostro essere creature ad immagine divina. Il sabato richiama proprio quel comandamento di «santificare le feste» che significa rendere a Dio quella giusta lode, scevra da ipocrisie, che da il senso profondo alla nostra vita. La partecipazione domenicale all'eucaristia non è un obbligo da adempiere per evitare un castigo, ma il riconoscimento della necessarietà, per la nostra vita, di un intervento che ne dia scopo.