Omelia (29-11-2011)
Monaci Benedettini Silvestrini
Gesù esulta di gioia

Gesù esulta, loda e rende grazie al Padre, Signore del cielo e della terra. Negli arcani disegni divini l'Onnipotente rivela ai piccoli i misteri del Regno. Non ai sapienti, non ai dotti di questo mondo come ci verrebbe da pensare, ma agli umili, ai puri di cuore, a tutti coloro che sanno conservare o recuperare l'infanzia dello spirito di Dio che egli di preferenza si manifesta e si rivela. Possiamo pensare che questa gioia di Gesù provenga dal pensiero della sua Madre santissima, l'umile ancella, colei che può cantare che Dio ha guardato l'umiltà della sua serva, per cui ha fatto in lei grandi cose. Possiamo anche sperare e credere che quella stessa gioia sia motivata anche dalla nostra piccolezza, quella che ci rende disarmati e accoglienti nei confronti del Signore e del nostro prossimo. Sì, perché queste virtù particolarmente gradite a Dio, possono essere per noi la cometa e la stella che ci guidano fino alla grotta, in quella piccola chiesa nascente dove tutto è povero e spoglio, ma dove splende il fulgore della divinità incarnata, rifulge la santità della vergine immacolata e si spande il buon profumo di Giuseppe, l'uomo giusto. È lì che Isaia smette il suo canto profetico e con noi può finalmente contemplare ad occhi aperti il Dio che si è reso visibile nella nostra carne. Siamo perciò esortati a godere a nostra volta perché con lo sguardo della fede noi possiamo "vedere" e comprendere che il germoglio è spuntato, che davvero lo Spirito si è posato su Maria e su di noi, che finalmente possiamo a ragione sperare una novità di vita, una rigenerazione in virtù di quell'alito, quel soffio divino che dalla grotta irrora i cuori degli uomini e porta la pace messianica. Il buon Dio ci chiede soltanto di essere umili e accoglienti per esultare con Gesù che viene.