Omelia (02-10-2011)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Matteo 21,33-43

Contesto

Il testo evangelico, come abbiamo anticipato la settimana scorsa, segue immediatamente quello della domenica precedente: si tratta della seconda parabola che Matteo inserisce nella sezione formata dai capitoli 21-22. Come la prima si indirizza ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo (cfr. Mt 21,23), inserendo il testo (parallelo a Mc 12,1-12) nel confronto diretto che Gesù apre sul tema dell'autorità. Nel vangelo è evidente il riferimento al brano di Is 5,1-7 (che ascoltiamo come prima lettura), ma al centro dell'attenzione per l'evangelista non c'è la vigna, immagine del popolo di Dio, come in Isaia, ma i vignaioli e il loro modo di comportarsi. Il simbolo della vite nella parabola ha diversi riferimenti, che vedremo nell'analisi del testo, e ci sollecita su alcuni punti di vita spirituale.

La seconda lettura invece (Fil 4,6-9) invita ad affidarsi con fiducia a Dio che sostiene il nostro cammino di fede, così come le collette previste per questa domenica, che chiedono a Dio di sostenere i credenti perché possano dare i buoni frutti da Lui richiesti (cfr. Mt 21,43).

33 Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34 Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35 Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36 Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.

Matteo con un lavoro redazionale di aggiustamento collega la parabola (cfr. Mc 12,1-12; Lc 20,9-19) al suo contesto prossimo. Con riferimento al testo di Is 5,1-7 abbiamo la citazione della torre, del frantoio e della siepe; il modo di procedere del padrone è conforme all'uso del tempo nel caso di un proprietario terriero che non fosse agricoltore. Rispetto al testo marciano, il brano semplifica il racconto pur mantenendo il riferimento ai molti servi inviati (i profeti della storia di Israele). La lettura ci dà l'impressione che siamo di fronte a persone, i contadini, che si comportano come se la vigna fosse di loro proprietà.

37 Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". 38 Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". 39 Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

L'epilogo del racconto è tragico e richiama da vicino la morte di Gesù, ucciso fuori dalla città santa (si tratta comunque della modalità prevista per l'esecuzione di bestemmiatori, vedi Lv 24,14; At 7,58); la pretesa dei contadini omicidi comunque è contro ogni logica, essendo il padrone ancora in vita; è però in linea con l'atteggiamento dimostrato in precedenza.

Si pone anche l'interrogativo: chi è il padrone di cui si parla, Dio o Gesù stesso?

40 Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?". 41 Gli risposero: "Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo".

Gesù nel testo di Matteo si rivolge direttamente ai suoi interlocutori, ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, che si vedono costretti a dichiarare quale sarà il loro destino. Appare qui e poi nel versetto successivo che la polemica non è rivolta contro Israele, il popolo/vigna, ma contro i suoi capi, i contadini della parabola, che non hanno saputo riconosce coloro che il padrone inviava (i servi/profeti e il figlio/Messia).

Il tema del fare frutto, spesso ripreso da Matteo (vedi Mt 3,8.10; 7,16-20; 12,33; 13,8; 21,19) è inserito in modo significativo al termine della parabola (è ripreso al versetto successivo come pure nell'acclamazione al vangelo, tratta da Gv 15,16: "Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga"); nel testo diventa segno di fedeltà all'Alleanza con Dio (cfr. v. 43 e Sal 1,1.3).

42 E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? 43 Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Con la citazione del Sal 118,22-23 (ripresa nel NT anche da At 4,11; 1Pt 2,7) si dà un orientamento Cristologico alla parabola; l'evangelista sembra proporre la corretta interpretazione del brano dell'AT in riferimento a Gesù Cristo, l'inviato del Padre, che i capi di Israele non hanno saputo riconoscere. In questo senso il testo non parlerebbe più solo della morte di Gesù, ma anche della sua resurrezione.

Il nuovo popolo citato al v. 43, non indica le nazioni pagane, contrapposte ad Israele, ma la generazione nuova dei credenti. Gesù parla al v. 43 esplicitamente del regno di Dio, così che la vigna non sarebbe più simbolo del popolo, ma di questo regno, possesso di coloro che danno frutto.

Una lettura possibile è anche quella di un gruppo di persone a capo della comunità cristiana primitiva, che a differenza dei capi di Israele, sa riconoscere il Cristo e quindi esercita l'autorità nel modo voluto da Dio, sull'esempio di Cristo stesso. Avremmo così un elemento del confronto tra la comunità di Matteo e i giudei suoi contemporanei in riferimento alla fede in Gesù.

Meditiamo il testo

- Come vivo in mio rapporto con il Signore Ges? Porto i frutti che lui si aspetta?
- Nel mio servizio all'interno della Chiesa (parrocchia, comunit, Diocesi) come mi comporto?
- Quale interesse e cura offro alla vigna del Signore (cfr. Is 5,1-7)? So vivere la dimensione comunitaria della fede o ne faccio solo una questione privata?

Preghiamo il testo

Salmo Responsoriale  (dal Salmo 79)

La vigna del Signore è la casa d'Israele.

Hai sradicato una vite dall'Egitto,
hai scacciato le genti e l'hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.

Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa' che ritorniamo,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi. 

Colletta

O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore...

Oppure:

Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...