Omelia (23-10-2011)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Esodo 22,20-26, Salmo 17, Prima ai Tessalonicési 1,5-10, Matteo 22,34-40

Le tre letture di questa domenica sono legate dal tema dell'amore che ci viene presentato nella prima lettura attraverso a dei divieti, che prescrivono di non fare del male all'altro, proclamato, nel Vangelo, come il comandamento più grande e presentato come riassunto del rapporto con Dio e con i fratelli.

Nella prima lettura evidenziato come concretizzare l'amore verso il prossimo: chi ama ha attenzione verso lo straniero, l'orfano, la vedova, il forestiero, cioè le categorie di persone che, nell'Antico Testamento, rappresentano coloro che non hanno alcuna protezione. Ma non solo, analoga attenzione deve essere anche rivolta a chi è in difficoltà, soprattutto economiche. Infatti viene bandita l'usura e il pizzo e sottolineato il rispetto per chi lascia in pegno il proprio mantello (sinonimo della vita nella tradizione ebraica). Tutte queste sono le situazioni di debolezza che possono indurre la tentazione, in chi vive nelle condizioni di "sicurezza", di approfittarne per opprimere, sfruttare e maltrattare. Nessuno che si trovi nel bisogno o nella normale condizione esistenziale deve essere escluso dall'amore vero, anche perché Dio stesso si è messo dalla loro parte. Egli ascolta il loro grido e farà giustizia, infatti anche Israele era oppresso in Egitto e Dio ha ascoltato la sue preghiera ed è intervenuto a liberarlo. L'amore quindi si trasforma in accoglienza, solidarietà e giustizia. Amare significa anche porre un limite ad atteggiamenti e comportamenti sbagliati: "non maltratterai...". Questi precetti sono quanto mai importanti nelle relazioni di famiglia e la loro inosservanza sono, ancora oggi, alla base di molti problemi nella coppia.

San Paolo, nella seconda lettura, ci ricorda che questo amore deve essere reso visibile attraverso la testimonianza della nostra vita, perché solo chi pone Dio al centro della sua vita può abbandonare la via del male e dell'idolatria. Paolo elogia la comunità di Salonicco, perché il loro esempio costituisce un formidabile veicolo alla diffusione della fede in Gesù. L'esempio vivo di una comunità credente vale più di molte parole. San Paolo ci invita non solo ad amare, ma ad essere anche esempi concreti negli ambienti in cui viviamo questo Amore.

Nel Vangelo di Matteo ritroviamo ancora Gesù alle prese con i farisei, che vivevano nella tentazione di ridurre la morale a una serie di norme esteriori preoccupandosi solo dell'apparenza.

La risposta di Gesù è semplice ed efficace e cita due versetti della Torah che racchiudono l'esperienza di Israele, ricordandoci che solo amando Dio con tutto noi stessi saremo in grado d'amare veramente il prossimo, perché lo ameremo con lo stesso amore di Dio. Tutto il cuore, l'anima, la mente sono attratti dall'amore eterno di Dio, e ci dice anche che dei due comandi, antichi e noti, il secondo è simile al primo. Il prossimo allora diventa simile a Dio, e ha corpo, voce, cuore «simili» a Dio. Dio non ruba tutto lo spazio del nostro cuore per Lui, ma lo amplifica e ci rende capaci di amare il marito, la moglie, i figli, gli amici, il prossimo... di un amore pieno.
Nel Vangelo di oggi troviamo tre direzioni fondamentali: amare se stessi, amare gli altri e amare Dio. Amare se stessi non è facile, volersi bene non è facile, accettarsi non è facile, eppure questo è il primo passo necessario ed è un passo che riusciremo a fare solo se ci sentiamo amati da Dio. Occorre amare sé è riconoscere il dono, la preziosità, il valore che Dio ha posto in noi con il suo amore.

Con questi comandamenti Gesù ci dice anche che la fede non è fondata su una serie di regole da osservare, ma vivere secondo la fede cristiana significa piuttosto adottare un atteggiamento che permea l'intera esistenza, ogni istante, ogni pensiero, ogni gesto: vivere il comandamento dell'amore come ci ha insegnato Lui stesso.

La stessa dinamica la possiamo vivere all'interno della nostra coppia e della nostra famiglia: l'amore per Dio rafforza l'amore all'interno della realtà famigliare. Solo così saremo veramente capaci di testimoniare l'amore verso chi ci è vicino e chi troviamo e frequentiamo negli ambienti in cui viviamo.

Per concludere possiamo richiamare il versetto del Salmo 27 che dice "Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza". E' fondando la nostra vita in Dio che noi possiamo viverla con quella serenità interiore, con quella fedeltà alla sua parola ed ai suoi insegnamenti che ci danno la vera gioia del cuore e ci indicano la strada più giusta per incontrare Lui ed in Lui i nostri fratelli nell'amore più vero ed autentico.

Per la riflessione di coppia e di famiglia:

- Cosa conta nella nostra vita: il rispetto delle regole esteriori o la testimonianza dell'amore e con amore?
- Qual è lo stile di vita che caratterizza la nostra vita di coppia e di famiglia?