Omelia (13-06-2011)
Monaci Benedettini Silvestrini
Oltre la giustizie c'è l'amore

La «legge del taglione», occhio per occhio, dente per dente, era ed è ancora una norma basilare di giustizia che stabilisce una equa proporzione tra l'entità dell'offesa e la risposta di chi la subisce. Una norma di giustizia che esclude però ogni principio di perdono e di amore fraterno. Cristo, che è venuto non ad abolire, ma a dare compimento, scandisce il principio nuovo che sgorga dalla sua persona e dal suo annuncio di misericordia. «Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra». È un corollario alla legge dell'amore, una logica conseguenza derivante dal fatto che Dio ci ha amati per primo e Cristo è venuto tra noi non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi. La gratuità dell'amore divino, riversato su di noi, mentre eravamo suoi nemici a causa del peccato, deve indurci a non opporci al malvagio che trama contro di noi e ad essere disposti anche a porgere l'altra guancia quando qualcuno ci percuote. Se non avessimo l'esempio luminoso di Cristo che nella sua passione subisce, come un agnello docile e mansueto le torture di ogni genere, che gli vengono inflitte e che risponde con il perdono alla crudele crocifissione, potremmo pensare ad una esagerazione e ritenere impraticabile la sua proposta. Invece egli ci dice: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi». È quel «come» che ci mette in crisi; dobbiamo amare e perdonare come ha fatto Gesù con noi. Fortunati noi che abbiamo la certezza nella fede non solo di dover amore a Dio e al prossimo, ma di essere noi amati da lui: «Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi» e poi aggiunge: «Rimanete nel mio amore». Ecco dunque la felice realtà che rende possibile quella apparente arrendevolezza, che diventa il motivo della nostra vittoria.