Omelia (06-06-2011)
Monaci Benedettini Silvestrini
La fede nella tribolazione

Lo spirito umano per essere sgombro dal male deve essere purificato sette volte. Bisogna passare attraverso la grande tribolazione e lavarsi nel sangue dell'agnello. Solo alla luce del Cristo risorto possiamo comprendere il valore salvifico della sofferenza. Gli Apostoli sono convinti di credere: hanno ascoltato ed accolto le parole del Signore, ma non è giunta l'ora! Credono di credere, ma senza avere la prova della violenza che sta per abbattersi sul loro Maestro e su tutti loro. La fedeltà è facile da proclamare a parole e spesso dura da testimoniare nella cattiva sorte. Quando pioggia e vento infuriano sulla casa, allora, solo allora si può verificare la solidità delle sue fondamenta. Accade la stessa cosa nella nostra vita di credenti: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Fare la volontà del Padre implica sempre la rinuncia alle nostre voglie, alla nostra concupiscienza. Può capitare poi che dinanzi alle prove più dure ci si divida e disperda. In teoria siamo tutti d'accordo che l'unione fa la forza, ma in pratica ci capita di pensare, credere e convincerci che certi problemi siamo in grado di risolverli meglio da soli. È in quelle tristi circostanze che, se non ben illuminati e sorretti dallo Spirito Santo, ci capita di lasciare solo anche il Signore, come fecero gli Apostoli. Gesù riafferma la vitale importanza della fede e della completa fiducia da riporre, non nelle nostre fragilità, ma nella sua divina potenza: egli oggi ripete ancora alla sua chiesa, a ciascuno di noi: «Abbiate fiducia; Io ho vinto il mondo!».