Omelia (15-05-2011)
Monastero Janua Coeli
Gesù, porta e pastore

Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei.

Sono parole chiare, che non lasciano spazio a grandi interpretazioni. Laddove non c'è ascolto da parte delle pecore, non c'è Gesù. Le pecore sanno riconoscere la sua voce. Ed è un dato di fatto che alla voce degli estranei fuggano. Sarà bene interrogarsi sul perché in tante situazioni esistenziali non c'è la risposta desiderata. Si può azzardare a dire che dove non c'è ascolto, non c'è Gesù?... oppure c'è a "brandelli"... qualcosa che Lo riguarda ma che non è Lui.
Quante volte riduciamo Gesù a una ideologia, ci facciamo dei pensieri di sintesi su quello che Lui ha detto e li applichiamo ai nostri pensieri a modo nostro. Ci facciamo un'idea di chi sia Gesù e poi tutta la vita facciamo qualcosa che assomiglia a credere in una dottrina. Ma Gesù è Gesù, non è una dottrina, non è un leader da seguire, Gesù parla da sé, ma perché la Sua voce sia udibile è necessario che tacciano le nostre voci. Passare per Lui significa lasciargli spazio ovunque e sempre. Allora il pascolo è assicurato e la vita è abbondante per noi e per gli altri. Fare dei collage di vangelo nelle varie circostanze equivale a derubare il senso della Presenza viva di Cristo, a uccidere la forza prorompente delle Sue parole di croce, a distruggere quanto di più alto Lui possa aver fatto per noi: passare per la Porta delle pecore e come agnello immolato offrirsi per la nostra salvezza. Lui si è fatto mettere in croce per dirti tutto il Suo amore, e tu perché continui a vivere alla meglio? Ogni tua sillaba di vita è preziosa, se unita alla Sua. Offri ciò che vivi, tutto te stesso sull'altare con Lui e si aprirà la sorgente della Vita nel tuo cuore.


Gesù, porta e pastore

MEDITAZIONE
Domande
Il guardiano gli apre ... Capisci cosa ti è chiesto? Tu non sei padrone del gregge, tu sei semplicemente un guardiano. Le pecore possono essere i fedeli della tua comunità, i figli nella tua famiglia, gli amici e i colleghi di lavoro. Quando pensi o ti senti pastore, renditi conto che tu sei una pecora con le altre pecore, tutt'al più un guardiano. Il Pastore è e resta Gesù. Perché te la prendi quando sembra che gli altri non ti diano ascolto? La voce profonda che attrae quegli altri è Lui, non tu. Magari non se lo dicono, magari non hanno fede, magari non conoscono Gesù, ma di fatto rispondono a una conoscenza interiore profonda che li chiama a fedeltà, e quella conoscenza è la voce del Pastore!

Chiave di lettura
Io sono la porta. Gesù, dopo la guarigione del cieco nato, si trova nel tempo e parla. In quelle vicinanze si vede bene la "Porta delle pecore", la porta attraverso la quale le pecore entravano sulla spianata del tempio per i sacrifici. Le immagini familiari e presenti a chi è lì che lo ascolta hanno dei rimandi di significato diversi e molto efficaci. Le pecore entrano da quella porta per essere sacrificio al Dio vivente. Quelle pecore hanno un pastore che le ha condotte fin lì, qualcuno che le conosce per nome, che le ha viste crescere, che le ha condotte al pascolo. Questa attenzione interiore a ciascuna pecora fa la differenza con chi vede la stessa realtà in termini di convenienza, di profitto o semplicemente di indifferenza. La voce del pastore: è inconfondibile. Cammina davanti a loro e le pecore lo seguono perché ne conoscono la voce. Gesù è il pastore che offre la sua vita, è l'agnello che cammina davanti alle pecore che vanno al sacrificio. Gesù è la porta. E quel trovarsi nel tempio a parlare di pastori e di pecore non è casuale. Quelle pecore non sono "merce" da vendere e da uccidere per ottenere da Dio benevolenza e misericordia per sé. Quelle pecore hanno un nome e se si trovano lì è perché uno del gregge ha insegnato loro a farsi portare come agnello mansueto dalla voce dell'Amore. In quel tempio i belati delle pecore hanno un significato particolare perché il pascolo loro offerto è molto di più che qualche ciuffo di erba, è la vita, e la vita in abbondanza. Se uno entra nel tempio attraverso Gesù troverà pascolo e sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Perché Gesù non è solo la Porta delle pecore, è anche il tempio in cui le pecore vivono il sacrificio. Aveva detto Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere ... egli parlava del tempio del suo corpo (Gv 2,19-21). Come non affidarsi a Colui che entra con diritto dalla porta dell'ovile, e non vi sale da un'altra parte? Come non entrare nel tempio del dono totale di sé per essere sacrificio gradito al Padre? Si moltiplicano le occasioni di sacrificio nelle nostre giornate, ma noi le sfuggiamo perché pensiamo che essere di Dio significa star bene, vivere sereni e andare d'accordo. Se Gesù oltre che pastore è agnello ci vorrà dire qualcosa di più che questo? La vita è come un grano di incenso, per dare profumo ha bisogno di essere triturato e posto sul carbone ardente. Finché sfuggiamo tutte le circostanze che ci chiedono rinuncia al ben-essere, alla soddisfazione, non potremo udire e riconoscere la voce del Pastore. Non potremo passare al di là di ciò che appare e assaporare il segreto del farsi dono come Lui: i pascoli della vita ti aspettano. Salta lo steccato delle tue paure e lasciati portare dal fascino della Sua voce. Più ti perdi, più ti trovi, perché Lui ti ama.

PREGHIERA
Nessuno le rapirà dalla mia mano ... (Gv .... 15).

CONTEMPLAZIONE

Gesù, tu sei porta, pastore e agnello. Tu sei tempio. Tu sei vita, la nostra vita. Tu conosci il mio nome, mi chiami e mi conduci fuori a verdi pascoli e ad acque tranquille. Io mi fido di te. E anche quando ti vedo salire l'altare dei sacrifici, io non mi tiro indietro, perché so che quell'olocausto è Vita. Non ho paura perché Tu sei tutto per me, e so che nella vita e nella morte io ti appartengo. Quale pascolo cercare altrove? Tu sai cosa è bene per me, io no. A partire da questa certezza nasce un sentire diverso, si apre il mio spirito perché niente e nessuno potrà mai separarmi dal tuo amore.

Il Vangelo dei piccoli
Gesù sta nel tempio e vede le pecore che entrano dalla porta laterale per essere condotte al sacrificio. Incomincia allora a parlare di un fatto importantissimo. Chi ha un gregge di pecore possiede una grande ricchezza, perché è il sostentamento della famiglia. Ci sono vari modi però di tenere un gregge. Chi pensa solo che sono animali utili e chi le riconosce una ad una e gli dà anche un nome e ci parla. Noi uomini possiamo instaurare con le cose, con le creature, con le persone delle relazioni più o meno profonde e in base a queste poi cambia ciò che succede. Se ad esempio tu hai sette pecore, e le hai viste crescere, le conosci una ad una e le distingui, e hai dato un nome per riconoscerle: Fiocco di neve, Stellina, Luna piena, Riccioli d'oro, Agnellina, Nuvoletta, Cuccioletta ... quando succede qualcosa a una di loro tu ne soffri e non dici: Si è fatta male una pecora, ma dici: Si è fatta male Fiocco di neve oppure è caduta Stellina... Questo vuol dire che tu non sei solo un guardiano di quelle pecore, ma sei il loro pastore, colui che si prende cura di loro e le porta al pascolo e sta in pensiero se le vede in pericolo. I nostri occhi vedono le stesse cose, ma non è detto che queste vengano considerate allo stesso modo. Se le tue pecore le vede un commerciante, lui pensa che sono sette, che sono belle o brutte, grasse o patite, che il prezzo è buono, che fa un affare a prenderle, non gli importa niente di come si chiamano, di chi sono, cosa fanno. Il loro valore per te invece non è in soldi, ma in pezzi di cuore. Noi per Gesù siamo pezzi di cuore. Ha talmente attenzione e premura per ciascuno di noi che non permette a nessuno di strapparci via dalle sue mani. Lui è il nostro pastore. Lui è la porta. Lui è il pane. Lui è tutto per noi. Con Lui noi siamo al sicuro. Noi riconosciamo la sua voce, perché Lui non dimentica il nostro nome e ci ama fino a dare la sua vita per noi.