Omelia (20-03-2011)
don Roberto Rossi
Questo è il Mio Figlio: ascoltatelo!

"Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell'uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, "in disparte, su un alto monte" (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo". E' l'invito a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore" (Benedetto XVI, messaggio per la Quaresima).
La tradizione dà un nome al monte della trasfigurazione: il Tabor. Matteo dice soltanto «un monte»; vuole così segnala­re un nuovo monte Sinai, dove la gloria di Dio si era manife­stata a Mosè e a Elia. I due perso­naggi, Mosè ed Elia, che ebbero il privilegio di «vedere e ascoltare» Dio sul monte Sinai e sull'Oreb, sono a fianco di Gesù sul monte della trasfigurazione e testimoniano la sua identità. La manifestazione gloriosa del Sinai si ripete per Gesù: lo nube lu­minosa, segno della presenza di Dio; lo luce solare del volto di Gesù che fa tutto risplendere; lo scintillìo fosforescente delle sue vesti; lo voce che designa Gesù come il Figlio e come la Parola di Dio; il grande timore; il cadere con lo faccia a terra dei tre disce­poli. Dalla nube luminosa una voce: «Questi è il Figlio mio pre­diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». Bisogna ascoltare Gesù come fin allora si era ascoltato Dio. Gesù è il rivelatore del Padre; Gesù è la Parola stessa di Dio. Gesù è Colui che bisogna assolutamente ascoltare. Tutto è centrato su Gesù: è lui il punto di arrivo della storia del­l'Antico Testamento; è lui il punto di partenza di un'Allean­za nuova e definitiva. Prima della trasfigurazione Gesù aveva lodato Pietro perché aveva riconosciuto in lui «il Cristo, il Fi­glio del Dio vivente»; ma subito si era messo a parlare della sua morte imminente e aveva invitato i suoi discepoli ad as­sociarsi, senza riserve, al suo destino: mistero di morte e di trasfigurazione-risurrezione. Per entrare in tale mistero bi­sogna lasciarsi «avvicinare e toccare» da Gesù. La liturgia di questa domenica ci porta sul monte della trasfigurazione per ravvivare lo nostra fede in Cristo; una sosta ripo­sante prima di riprendere, nella pianura, i duri sentieri che conducono al Calvario. C'è bisogno che il Signore risorto e trasfigurato si avvicini e ci tocchi dicendo: «Alzatevi e non te­mete». Il tocco di Gesù: tocco guaritore, tocco che all0ontana le nostre paure, che ci richiama alla realtà quotidiana, che ci rilancia verso la folla degli uomini. Bisogna imparare a «leg­gere» i drammi della vita alla luce della gioia pasquale verso la quale ci conduce Dio; Gesù ne è il testimone luminoso. L'uomo può sopportare la persecuzione, l'odio, il dolore e tutte le difficoltà senza cadere nella disperazione, se crede nella salvezza in Cristo Gesù Perché il vangelo gli assicura che la morte è stata vinta dalla vita.