Omelia (06-03-2011)
padre Mimmo Castiglione
Uragani, speculazione edilizia e via!

Tante foglie, poca radice?
Solo apparenza? Confusione?
Per abbagliare gli occhi e disorientare?
I frutti? Assenti?
Come l'ipocrita che mostra ciò che manca dentro?
Che prega ritto altero e senza commozione?
Che dice d'obbedire d'andare a lavorare,
ed invece rinnega dopo, rifiutando di collaborare?
Negletti scandalizzano. Ciarlatani!
Non aver saputo aspettare operando costanti.
Come le ragazze stolte, che pigre senza odore,
consapevoli cadono vittime del torpore.

Tutto il resto, gli insegnamenti, le parole,
lasciano il tempo che trovano,
se tutto rimane tale e quale,
senza prospettiva, senza interesse né valore.
Non bastano i propositi, fioretti e miracoli,
o liberare dal maligno, guarire malattie,
annunciare o invocare il Nome.
Non sono sufficienti le intenzioni,
se poi si percorrono spaziose vie
che conducono alla perdizione,
impedendo l'accesso al Regno.

S'esorta dunque all'impegno, deplorando il rilassamento.
Volontà del Padre? Adempiere, eseguendo le parole.
Non si teme allora naufragio,
d'essere travolti dai flutti delle avversità,
d'essere investiti dall'onde delle prove.
Per chi aderisce solo superficialmente, rovina!
C'è poco da fare! È importante la scelta del terreno.
Colpisce la sua dottrina. La stessa di prima. Ma nel suo Nome!
Impressiona per come la dispiega, il modo.
Entusiasma la sua persona.

Per sette giorni s'interrompevano i rapporti tra il rabbino ed i discepoli inadempienti,
con la formula: io non vi ho mai conosciuti. Scomunicati!

Anche Gesù dice altrettanto a quanti dicono ma non fanno, ai disobbedienti,
a quanti non osservano il comandamento dell'amore, rifiutando di servire il prossimo.
Il Maestro invita i suoi a non disattendere, li esorta ad essere operatori!

Che delusione, che tristezza, esser trattati come degli estranei!
Aver pronunciato belle parole ed aver compiuto miracoli
non significa aver fatto la volontà del Padre!
Non basta il conoscere e l'agire, la gnosi ed il fare.
Si può essere condannati non per aver fatto le opere buone,
quanto piuttosto per esser stati distanti da Dio e non averlo accolto nel cuore.
Vantarsi di conoscere Dio e vanagloriosi esibire il proprio operato,
è ostentazione d'autosufficienza, presunzione ed arroganza.
Non si presenta la lista delle buone opere, credendo dia diritto al Regno.
Niente privilegi, nessuna garanzia. Quello che è importante è obbedire,
affidandosi, abbandonandosi, impegnandosi sulla parola del Maestro.

Una dannazione! Aver sprecato tempo, la propria vita,
illudendosi d'aver creato un rapporto, una relazione. Ed invece niente!
Non bastano certo le belle parole per esser certi d'essere in comunione.

Il Signore Gesù invita a non pronunciare il suo nome invano
credendo di fargli piacere, quando alle parole non seguono i fatti.
Come il servo obbedisce al suo padrone, così il discepolo
deve mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti dal Maestro, nuovo Mosè,
se vuole esserne davvero testimone, rendendo la parola efficace,
compiendo il bene. E questa è la volontà di Dio.

Non servirsi del Suo nome per buttarsi giù dal pinnacolo,
per dare spettacolo ed apparire, tentando il soccorso divino.
Ma rispettarlo, temerlo, accogliendolo nella mente e nel cuore,
nei pensieri e nei sentimenti, aderendogli nelle operazioni delle mani,
e non essere iniqui piegandolo all'amor proprio ed ai propri fini.

Ultime avvertenze! A conclusione del discorso della montagna
o della pianura una lezione d'ingegneria, che a quanto pare,
in riferimento a ciò che è più importante, conta più dell'architettura.
In Palestina non c'era bisogno di fondamenta, le case bastava costruirle sulla roccia.

Si paragonano gli uomini agli edifici,
che all'apparenza possono apparire uguali, ed invece?!
Hanno valore quando nella prova reggono,
se resistono alle tormente, agli uragani.
Costruire sulla roccia non elimina le bufere!

Ascoltare mettendo in pratica è come costruire casa sulla roccia.
Passare illesi nel giudizio finale. Roba da saggi!
Alberi buoni producono frutti buoni.
Si estraggono cose buone dal tesoro di un cuore privo di cattiveria.
È da stolti, invece, lasciare che il sapere il parlare, sovrasti il fare l'agire.
È come edificare sulla sabbia. Tanto fumo e niente arrosto, potremmo dire.

L'invito dunque è d'esser sapienti. Non è necessario impressionare.
Edificare sulla pietra viva: il Cristo!
E non sulla sabbia delle inconsistenze e delle illusioni.
Non sul terreno sbriciolabile del sentimentalismo e delle mode,
o delle tradizioni e del folklore.
Non sulla rena della ricchezza e del potere
o sul fango della violenza e della sopraffazione.

E sulla Roccia poi, con le opere buone,
innalzare pareti che proteggano dal vento,
costruire il tetto per difendersi dal freddo.

PREGHIERA

Pietà di me Signore, scelgo la strada facile, che quasi mai è la migliore.
Affascinato dalle meravigliose facciate di palazzi senza fondamenta,
conscio della loro bellezza solo esteriore,
non mi faccio scrupolo d'entrare e risiedervi,
consapevole del crollo da un momento all'altro.

Pietà o Dio, se non ho posto nella mia mente le tue parole,
se non le ho tenute presenti nelle mie mani nelle azioni,
se non ho lasciato che illuminassero i miei desideri,
se le ho pronunciate senza che fosse coinvolto il cuore.
Pietà se più che fare ho preferito dire.

Pietà della mia incoerenza, della mia infedeltà.
Pietà della mia autosufficienza quando ho creduto di salvarmi da solo.
Pietà per aver rifiutato la tua buona notizia: il dono.
Pietà della mia arroganza e della mia presunzione.

O Dio, mia rupe, aiutami a costruire sulla tua parola.
I miei filatteri quasi mai sono stati veramente segni!
Possa aderire sempre alla tua volontà, credere in te,
averti come pendaglio tra gli occhi, punto di riferimento,
appoggiarmi il cuore, per essere erede della tua benedizione.