Omelia (27-02-2011)
don Roberto Rossi
Guardate gli uccelli, i gigli, pensate al Padre

Oggi, Gesù ci parla dell'amore verso Dio, fino al punto più alto: Avere fiducia piena in Dio, nostro Padre, sempre, anche nei momenti più difficili.
Tra crisi e incertezze economiche, nella vita e nelle preoccupazioni della famiglia, tante volte si dice: Come faremo? Per alcuni è un falso problema, ma vorrei pensare soprattutto ai poveri, ai disoccupati, ai malati alle famiglie del mondo che non sano come nutrire i propri bambini... Come faremo? E' allora La gente si affanna ad accumulare, a risparmiare. La maggior parte delle persone trova nel denaro la propria sicurezza. Non è da disprezzare questa ricerca, perché dobbiamo occuparci del cibo, del vestito, della casa, di tante cose, della salute nostra e della nostra famiglia... Ma Gesù ci mette in guardia: attenzione a non fare del denaro l'unico valore, l'unico bene per cui spendere la vita. Perché allora il denaro diventa mammona, cioè un idolo potente a cui si sacrifica tutto: la serenità, la salute, la vita cristiana. La società dei consumi e i soldi hanno scalzato in un tempo relativamente breve, tutti gli altri valori. "Non potete servire Dio e la ricchezza. Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete. Guardate gli uccelli del cielo. Il Padre vostro celeste li nutre, guardate i gigli del campo... Se Dio veste così l'erba del campo, non farà molto di più per voi, gente di poca fede. "Si dimentica forse una donna del suo bambino. Anche se una donna si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò mai di te", dice il Signore. "Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi, il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno". Gesù insegna un altro modo di essere uomini: "Non preoccupatevi delle cose, c'è qualcosa che vale molto di più". Nel Padre Nostro diciamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Ti chiediamo solo il pane sufficiente per oggi, il pane che basta giorno per giorno, come la manna nel deserto, non l'affanno del di più. Ci sono dei monasteri o delle comunità che vivono così, come uccelli e come gigli, quotidianamente dipendenti dal cielo. Ma questo è un richiamo anche per noi, pieni di cose e spaventati dal futuro. "La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?" Occuparsi meno delle cose e di più della vita vera, che è fatta di relazioni, consapevolezza, libertà, amore. Meno cose e più cuore. Non è una rinuncia, è una liberazione. "Non affannatevi....": quell'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono più feste o domeniche, non c'è tempo per chi si ama, per contemplare un fiore, una musica, la natura... Il cristianesimo non è una morale, ma una grande liberazione. Libera dai piccoli desideri, per desiderare di più e meglio. Insegna un rapporto fiducioso e libero con se stessi, con il corpo, con il denaro, con gli altri, con le più piccole creature e con Dio. Ciò che preoccupato, ciò che ci occupa per primo, prima di tutto, non può essere l'avere; le cose non allungano la vita. Il possesso non fa crescere l'uomo nella coscienza di sé, nella sua persona, cioè non allunga la vita. Cercare il regno di Dio, occuparci della vita interiore, delle relazioni, del cuore; cercare pace per noi e per gli altri, giustizia per noi e per gli altri, amore per noi e per gli altri. Meno cose e più cuore, e si troverà il senso della vita e la gioia della vita.