Omelia (29-01-2011) |
Movimento Apostolico - rito romano |
Maestro, non t'importa che siamo perduti? La nostra vita è una traversata. Sulla barca della Chiesa, nel mare della storia, tra le onde burrascose del male, della tentazione, di ogni altro pericolo fisico e spirituale, noi dobbiamo avanzare verso l'eternità. È questo il fine della vita: portare la nostra persona nel Cielo, presso Dio, dinanzi a Lui, per restare eternamente ai suoi piedi a cantare la sua gloria, a benedire il suo nome, a celebrare la sua misericordia. Questa traversata è difficile, anzi impossibile. Il vento del male non ci fa avanzare. Le forti onde della tentazione si avventano contro la nostra barca e questa in ogni momento rischia di affondare. La nostra prudenza è vana. La nostra perizia è nulla. I nostri sforzi inesistenti. La barca non avanza. Anzi il rischio di affondare è sempre la minaccia che ci sovrasta. Cosa fare perché la nostra vita possa raggiungere la sponda sicura dell'eternità? Quali decisioni urge prendere per non affondare? Il Vangelo di questo giorno ci rivela che gli Apostoli, vistisi perduti, incapaci di governare la barca, si rivolgono a Gesù che stava dormendo a poppa, sul cuscino, e lo svegliano. Le loro sono parole di persone "disperate", impotenti, incapaci di una qualche azione risolutrice in questo momento di difficoltà: "Maestro, non ti importa che siamo perduti?". "Noi che nulla possiamo ci stiamo affaticando invano. Tu che puoi tutto, te ne stai tranquillo, sereno, calmo, placido a dormire". "Svegliati! Prendi una decisione. Fa' qualcosa. Liberaci da questa burrasca e da questo vento che non si placa". Gesù viene in aiuto alla loro difficoltà. Si desta, sgrida il mare, gli comanda di tacere, di calmarsi all'istante. Vento e mare obbediscono. Tutto diviene una grande bonaccia. Poi Gesù però riprende i suoi discepoli: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". Questo rimprovero o correzione, deve essere ben compreso. Perché gli Apostoli non hanno ancora fede? Perché non avrebbero dovuto svegliare Gesù? Perché avrebbero dovuto lasciare che Lui restasse a dormire? Dalla giusta risposta che ci daremo, dipenderà tutta la nostra vita, perché tutto è in questa risposta. Prima però leggiamo il racconto e fissiamolo nel nostro cuore, per essere di nuovo meditato. Gesù è sulla barca. Questa mai potrà andare a fondo. Sempre rimarrà sulle onde. Potrà imbarcare acqua. Potrà anche rallentare il suo cammino. Nessuna potenza della natura, materiale o spirituale, umana o angelica, della terra o di sottoterra, potranno mai farla affondare. Affonda quella barca nella quale Gesù non è stato preso. La barca della Chiesa mai potrà subire un naufragio. A noi una cosa deve stare a cuore: salire e rimare su questa barca, nella quale Gesù è invisibile, ma eternamente presente, sempre con noi, accanto a noi. Questa fede è necessaria. Questa fede è la nostra vita. Possiamo anche nei momenti burrascosi innalzare a Lui la nostra preghiera, ma non perché periamo, perché rischiamo di affondare, ma perché desideriamo un po' di pace, serenità, tranquillità, un momento più favorevole per il nostro lavoro quotidiano. Questa fede Gesù vuole che sempre dimori nel nostro cuore. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, fateci di vera fede. |