Omelia (26-12-2010)
padre Gian Franco Scarpitta
Famiglia, luogo di formazione e di crescita

Una volta contemplata la nascita di Gesù, che rivela il mistero di Dio entrato nel consorzio del secolo e della storia umana, adesso egli medesimo ci invita a considerare un aspetto particolare di questa dimensione umana da lui assunta, che è poi l'elemento costitutivo della convivenza umana e del vissuto sociale in generale, cioè il nucleo della famiglia.
Dio facendosi uomo aveva scelto per sé una donna che gli fosse Madre nella gestazione, nella crescita terrena e nella formazione alla vita umana; aveva anche scelto per sé un padre putativo, principio pedagogico del dovere, della concretezza e della realtà nello specifico dell'apprendistato di carpentiere; quindi aveva predisposto per se una famiglia, una realtà primaria di convivenza e di interazione. Come affermano alcuni sociologi, la famiglia è il primo "sottosistema" di convivenza nella quale il bambino si fa' l'idea della vita sociale e del senso di appartenenza alla realtà. Come Dio, Gesù era cosciente già a priori di questa realtà, ma come uomo l'assimila, la sperimenta e l'approfondisce. Di più: nella crescita familiare con Maria e Giuseppe, nonostante abbia il privilegio di convivere con persone devote e zelanti nella perfezione e nella virtù, oltre che nel fervore dell'operosità, egli conosce anche il lato oscuro della famiglia e della società intera, perché la santità di Maria e Giuseppe, se da un lato lo edificano e lo rincuorano nel cammino di perfezione, dall'altro non lo distolgono dalla realtà e gli delucidano pertanto anche il carattere negativo della convivenza sociale. Anche per Gesù, la famiglia è il primo luogo di formazione alla vita, anche per lui è orientamento e rampa di lancio per convivere con il mondo, come pure dimensione di costruzione personale e collettiva, ma forse, a differenza di tutti gli altri fanciulli, Gesù con Giuseppe e Maria può apprendere anche quello che solitamente non si impara in tutte le famiglie, ossia il senso della lotta per la vita, la tristezza delle aberrazioni sociali, l'ansietà a cui si è costretti nel mondo del lavoro, la disillusione che provoca lo stato generale di convivenza sociale. Inoltre, nella sua famiglia, sempre a differenza che in tutte le altre, Gesù è in grado perfino di illuminare e orientare anche i suoi stessi genitori, come avviene in effetti al momento in cui questi lo ritrovano nel tempio, dopo tre giorni, fra i dottori: "Perché mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose del padre mio?" (Lc 2, 49)
In Gesù, Giuseppe e Maria vi è quindi il suggerimento della famiglia come luogo primario di formazione alla vita e alla società, la cui necessità e attualissima, visto lo stato di parecchie famiglie nelle quali la formazione dei figli è assai limitata e a volte inesistente, visto che in parecchi ambiti familiari i figli non vengono educati al diniego e al sacrificio e si garantisce loro qualunque cosa senza il minimo sforzo, concedendo troppo e troppo spesso omettendo che determinate cose vanno guadagnate e non ottenute con troppa facilità.
In parecchie famiglie il benessere eccessivo e l'eccessiva protezione dei genitori conduce alla fragilità e alla debolezza dei giovani, che crollano alla minima difficoltà o non mostrano ossatura e fermezza nell'affrontare problemi e situazioni. Contemporaneamente, però, vi sono altri contesti familiari nei quali i bambini al contrario vengono sfruttati e oppressi e non di rado si trovano persino a dover mantenere i propri genitori; in altri ancora i bambini si trovano abbandonati a se stessi, affidati alla fatalità delle strade e delle cattive compagnie, perché mancano gli affetti materni e parteni o questi non sono comunque adeguati.
La liturgia di oggi sottolinea tuttavia che anche i genitori sono i diretti interessati alla formazione alla vita e alla perseveranza familiare, se è vero che al giorno d'oggi non pochi sposi, una volta entrati nell'ambito della gestione della casa, si mostrano non preparati o non all'altezza di serie situazioni, poco atti a fronteggiare i problemi della maternità, dell'economia, della gestione generale della famiglia e non di rado alcune coppie si trovano in difficoltà quando manchi l'appoggio o l'aiuto delle loro famiglie di provenienza. La causa di tante separazioni, divisioni, divorzi odierni è data non di rado appunto dall'immaturità di molti coniugi nell'affrontare e risolvere le situazioni che ora minacciano la loro convivenza, perché nella fatica familiare si prova il vero amore fra marito e moglie, che è sempre costitutivo di sacrificio e immolazione.
E così l'intera liturgia di oggi sottolinea le caratteristiche ideali della vera famiglia, che anche ai nostri giorni si auspicherebbero. Il valore della famiglia impone anche che l'esperienza e la canizie degli anziani venga valorizzata e apprezzata quale dono a vantaggio dei giovani (I Lettura) e pertanto è giusto e doveroso che questi ultimi si adoperino per il rispetto dei loro genitori di età avanzata e che mostrino loro riconoscenza per quanto nella loro vita hanno fatto in vista del loro avvenire, specialmente considerando gli stenti e le lotte sostenute per il loro mantenimento.
Nella famiglia di Nazareth, volutamente scelta da Gesù fra quelle più semplici e sottomesse, e assillate da situazioni e gravami a volte insostenibili, deliberatamente predisposta fra quelle in cui si lotta ansiosamente per la vita e nelle quali nulla è garantito e anzi si è oppressi dalle Istituzioni e dalla società, vi è quindi l'incoraggiamento a che la famiglia odierna riscopra e qualifichi se stessa
come prima cellula della società, come luogo nel quale si è preparati e formati alla vita o nel quale comunque non si fuggono le lotte e le ansie della vita.
Gesù, Maria e Giuseppe sono uomini del nostro tempo, che ci rendono edotti su certi valori che per quanto vengano sempre più accantonati, assumono la loro notevole rilevanza in tutti i tempi