Omelia (19-12-2010)
mons. Antonio Riboldi
Ecco la Vergine concepirà un figlio

A pochi giorni dalla Solennità del Natale, viene da chiederci quali siano i sentimenti che ci animano. Dio non voglia che la gioia immensa di sapere che Gesù, Figlio di Dio, Dio stesso, ha rotto gli indugi e si fa tanto vicino a noi, da vestirsi della nostra umanità, tranne il peccato, ci lasci indifferenti! Ogni volta lo si pensa dovrebbe apparirci incredibile che Dio ci ami così tanto, fino a dimenticare il rifiuto del Suo Amore e prendere su di Sé la nostra miseria, per riscattarla con il solo 'mezzo' possibile, cioè farsi carico di ciò che siamo, della nostra misera povertà.
Impossibile a noi uomini, quando subiamo qualche offesa o rifiuto, scordarli, opponendo l'amore. Di solito noi ricambiamo il rifiuto con il rifiuto, l'offesa con l'offesa, l'indifferenza con l'indifferenza, la violenza con altra violenza.
Deve essere davvero immenso, invece, l'Amore del Padre che non dimentica mai che siamo usciti dal Suo Cuore, continua a farci dono della vita, e cerca in ogni modo di raggiungerci con il Suo Amore Misericordioso, anche quando continuiamo a respingerlo, facendoci sempre più del male. È difficile per noi uomini, o troppo istintivi o troppo razionali, ma sempre troppo poco spirituali, comprendere ed accogliere l'Amore che Dio ha per noi, e così ci priviamo di una gioia profonda e duratura... che è a portata di mano!
Accostandosi al Natale sono tante le riflessioni che sorgono nell'animo e, più ci addentriamo, più dovrebbero crescere la meraviglia e la gioia.
'Ma è mai possibile - dovremmo chiederci - che Dio ci voglia così tanto Bene? Ne siamo degni? Come lo ricambiamo?'.
Sono pensieri e sentimenti che spuntano in chi ha fede e sente la sete di Dio.
Spesso mi domando: 'Ma quando manca questa sete, di che cosa ci abbeveriamo?
Forse è proprio questa mancanza che ci porta a cercare di riempire il bisogno di amore, con tutte quelle iniziative di auguri e doni, che possono giungere a prendere il posto del vero Dono, che viene dal Cielo, Gesù, l'Unico che può colmare il 'vuoto' delle nostre anime ed esistenze.
C'era un tempo in cui le nostre case ci ricordavano questo Dono che stava per giungere con il presepe. Ricordo, quando ero piccolo, come in questi giorni andessimo tutti insieme in cerca di muschio per preparare il presepe. E il presepe era come un impegno a preparare la culla a Gesù che stava per nascere. Erano giorni di attesa e speranza, un tempo in cui si respirava una più intensa volontà di 'essere buoni', di amare tutti, come se il Cielo fosse già disceso su di noi e noi tutti potessimo diventare la grotta di Betlemme.
Poi venne il consumismo, il benessere, e oggi si rischia di fare del Natale un tempo di svago, una
pausa di vacanza, dove è assente ogni forma di fede e non si fa più spazio al Dono, Gesù... Il profeta Isaia oggi così ci richiama:
"In quei giorni il Signore parlò ad Acaz: 'Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto'. Ma Acaz rispose: 'Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore'. Allora Isaia disse: 'Ascoltate, casa di Davide! Non siete contenti di stancare la pazienza degli uomini, perché vogliate stancare anche quelle del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la Vergine concepirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, Dio-con-noi'. (Is. 7, 10-14)
Credo che il profeta voglia rimproverare anche noi, oggi, in cui sembra proprio che vogliamo 'stancare la pazienza di Dio'! ... nche se il Padre non si stancherà mai di volerci bene!!!
Diceva in un discorso Paolo VI, nostra guida nello scoprire la Bellezza della Parola:
"E' interessante la questione dei segni dimostrativi della religione anche per la Chiesa discente, anche per il popolo di oggi, ma che è ancora suscettibile di vibrazioni spirituali e di richiami cristiani. Potremmo fortunatamente fare un elenco di fatti, che ancora parlano come segni del misterioso mondo religioso. Anzi alcune volte abbiamo notato che vi è gente così avida di avere segni di tale mondo religioso, che facilmente si illude di averli incontrati. Ma la storia dei convertiti - ed anche il nostro tempo registra magnifiche storie di conversioni alla fede cattolica - ci documentano l'esistenza, la verità, l'efficacia di alcuni segni, i quali hanno svelato segreti, indicato doveri, collaudato ragionamenti. Lo Spirito Santo vibra ancora nel tessuto dell'esperienza umana e di tanto in tanto ferisce con la sua amorosa Luce il cuore degli uomini, specialmente se questi sono in stato di 'buona volontà', cioè di retto ed onesto impiego delle loro facoltà spirituali". (Gen. 1962)
Il Vangelo di oggi ci dona un esempio di 'buona volontà' in Giuseppe, messo alla prova.
"Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua Madre, Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era giusto, e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, e gli disse: 'Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati'. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco la Vergine concepirà un figlio, che si chiamerà Emmanuele, che significa 'Dio-con-noi'. Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa". (Mt. 1, 18-24)
Il Vangelo di oggi ci propone la figura di Giuseppe, l'uomo 'giusto', che aveva accettato che Maria fosse sua sposa: sogni che Dio modifica in modo sostanziale.
Avendo saputo che Maria era incinta, nel suo profondo rispetto verso Colei che amava e con cui progettava il matrimonio, non se la sente di ripudiarla. Dio stesso allora manda un suo angelo a spiegargli l'origine di tale maternità e Giuseppe, prontamente, 'fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa'.
"Cosa di lui sappiamo noi? - si chiede Paolo VI - Nessuna parola di Giuseppe è registrata nel Vangelo: il suo linguaggio è il silenzio, è l'ascolto di voci angeliche che gli parlano nel sonno, è l'obbedienza pronta e generosa a lui chiesta, è il lavoro manuale espresso nelle forme più modeste e faticose, quelle che valsero a Gesù la qualifica di 'figlio del falegname': e null'altro.
Si direbbe la sua vita è oscura, quella di un semplice artigiano, priva di qualsiasi accenno di personale grandezza. Il Vangelo lo definisce 'giusto': e lode più densa di virtù e più alta di merito non potrebbe essere attribuita ad un uomo di umile condizione sociale. Un uomo povero, onesto, laborioso, timido forse, ma che ha una insondabile sua vita interiore, dalla quale vengono a lui ordini e conforti singolarissimi. Un uomo, come si dice ora, 'impegnato' per Maria, l'eletta fra tutte le donne della terra e della storia, sempre sua vergine sposa.
A lui i pesi, le responsabilità, i rischi, gli affanni della piccola e singolare sacra famiglia. S. Giuseppe è il modello degli umili che il cristianesimo solleva a grandi destini: è la prova che per essere buoni e autentici seguaci di Cristo, non occorrono 'grandi cosé, ma si richiedono solo virtù umane, semplici, ma vere e autentiche. Esempio per noi dunque S. Giuseppe. Cerchiamo di imitarlo: e quale patrono lo invocheremo. La Chiesa inoltre lo invoca come protettore: lo invoca per un profondo e attualissimo desiderio di rinverdire la sua secolare esistenza di vere virtù evangeliche, quali in Giuseppe rifulgono: ed infine la Chiesa lo vuole come protettore per l'incrollabile fiducia che colui, al quale Cristo volle affidata la protezione della sua fragile infanzia umana, vorrà continuare dal cielo la sua missione tutelare a guida e difesa del suo Corpo Mistico, la Chiesa, sempre debole, sempre insidiata". (19/3/'69) Quante virtù in questo semplice uomo, Giuseppe...
Lo immaginiamo, in questi giorni che ci separano dal Natale, in viaggio da Nazareth a Betlemme, per farsi registrare, conscio di dover proteggere e custodire Maria e il Bambino che porta in grembo.
Nulla trapela di lui nel Natale, se non la discrezione e la cura per tutto ciò che sta avvenendo in quella grotta, circondata dall'indifferenza del mondo. Sarà lui, nuovamente avvisato dall'angelo a portare in salvo la sua Famiglia, Maria e Gesù, fuggendo in Egitto, per salvarli dalla crudeltà di Erode. Lo ritroveremo a Gerusalemme, nella Pasqua, quando Gesù adolescente 'si smarrisce' nel tempio. Soffre con Maria per questa perdita - chissà forse sentendosi 'colpevole' di non aver vigilato abbastanza sul fanciullo - e sarà Maria a rimproverare Gesù: Tuo padre ed io eravamo angosciati Tornati a Nazareth, dove Gesù crescerà 'in età, sapienza e grazia', su Giuseppe cala quel silenzio adorante, che lo ha caratterizzato, rendendolo grande agli occhi di Dio... e anche ai nostri occhi.
Che uomo, Giuseppe! Ben diverso da tanti di noi che sembra vogliamo costruire nome, fama e altro, con le parole, ma essendo dentro... 'vuoti'!
Davvero abbiamo bisogno della sua protezione su di noi, sulla Chiesa tutta, come fece con Gesù. Preghiamo il salmo 23, preghiera ispirata da Dio stesso, e che la Chiesa ci propone oggi. "Del Signore è la terra e quanto contiene
l'universo e i suoi abitanti.
È Lui che l'ha fondata sui mari e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronuncia menzogna. Questi otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo Volto, Dio di Giacobbe. Alzatevi porte antiche ed entri il Re della gloria.
Chi è questo Re della gloria? Il Signore degli eserciti è il Re della gloria"