Omelia (05-12-2010)
padre Antonio Rungi
La vera conversione

"Bisogna rimettere Dio al primo posto, allora tutto cambierà" (Papa Benedetto XVI). La vera conversione di cui parla oggi la liturgia della seconda domenica di Avvento consiste essenzialmente in questo. Bisogna ricominciare a "cercare le parole di Dio per farle riflettere come realtà nella propria vita. Dobbiamo, per così dire, osare di nuovo l'esperimento di Dio per permettere che operi nella nostra società"(Papa Benedetto XVI, Luce del mondo).

Il tempo di Avvento è questo tempo di ascolto e di attuazione della parola di Dio. Al centro della nostra esistenza quotidiana deve necessariamente porsi questo bisogno di ascoltare Dio che ci parla attraverso il Figlio, Verbo Incarnato, ci parla attraverso la Chiesa e attraverso tanti avvenimenti, belli e tristi, del nostro tempo.

La prima conversione deve partire da questa necessità di interiorità che spesso smarriamo per andare alla ricerca di soddisfazioni che non possono dare la vera gioia del cuore né dare una svolta consistente alla nostra vita. Al limite possiamo avere qualcosa in più, ma non avremo mai un salto di qualità di vita spirituale e morale se non ripartiamo da Cristo e dall'ascolto della sua parola di vita.

L'appello alla conversione che ci viene rivolto con forza da Giovanni Battista nel Vangelo di oggi è evidente nei contenti e suoi risvolti personali ed ecclesiali. Preparare la via al Signore che viene nell'annuale solennità del Natale significa "raddrizzare i sentieri".

Troppe storture nella nostra vita e nel mondo d'oggi frutto di una mentalità edonistica, materialistica ed egoistica che porta ad una crescente disaffezione verso il sacro. Il tempo di Avvento che stiamo vivendo ci dà questa enorme possibilità di andare alla radice dei nostri mali e dei mali del mondo e porvi rimedio con un correttivo di rotta e di destinazione ultima del nosto agire ed operare.

Cristo è il nostro punto di partenza e Cristo è il nostro punto di arrivo nel cammino della vita umana e spirituale. Pace, giustizia sociale, fratellanza universale, riconciliazione, onestà, rettitudine, sincerità di rapporti sono questi i frutti di una conversione che parte dall'incontro con il Signore.

Il Signore "ci conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo", è quanto ci rammenta l'Apostolo Paolo nella sua lettera di oggi.

Per raggiungere questo stato di grazia personale e comunitario dobbiamo invocare su di noi i doni dello Spirito Santo, quei doni indicati dal Profeta Isaia nel brano di oggi. Quello "spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore", che il profeta dell'Antico Testamento vede strettamente rapportato alla figura del tanto atteso Messia di Israele.

Sappiamo benissimo che nonostante il dono del Battesimo e della Cresima questo spirito del Signore ricevuto con la grazia battesimale e della confermazione non sempre è operante in noi, per una sorta di ostacolo e di frapposizione all'azione della grazia che noi poniamo in essere ogni volta che, invece di essere docili a Dio, siamo docili a noi stessi all'Io.

La vera conversione allora sarà piena quando abbandoniamo una visione egocentrica ed egoistica della nostra vita e facciamo spazio a Dio nella nostra esistenza quotidiana.

Chiediamo al Signore che si attui in noi e nel mondo "il desiderio di una vera conversione, perché rinnovati dal tuo Santo Spirito sappiamo attuare in ogni rapporto umano la giustizia, la mitezza e la pace, che l'incarnazione del tuo Verbo ha fatto germogliare sulla nostra terra".

Il Signore esadisca questo nostro profondo desiderio di bene e con la protezione della Vergine Santissima che in questi giorni celebriamo come Immacolata il cammino di conversione sia accelerato e soprattutto raggiunga la sua meta ideale e finale che è l'incontro con Cristo, nostra vera vita.