Omelia (04-10-2002)
Paolo Curtaz
Commento Matteo 11,25-30

Francesco piccolino oggi ci accompagna nella preghiera e nella giornata di lavoro. Francesco è uno dei santi più amati nella storia del cristianesimo: nella sua breve e intensa vita tutti - credo - ritroviamo la nostalgia dell'essere santi, perché il santo è l'uomo riuscito, il santo è l'uomo ritrovato. Francesco e il suo folle amore per Dio, raggiunto dopo le delusioni dolorose della gloria e l'orrore sempre attuale della guerra. Francesco che desidera solo scomparire nel suo amato Dio e diventa spogliazione, piccolezza, armonia. Francesco profeta che sostituisce il dialogo alla violenza delle Crociate, che commuove i pastori "inventando" il presepe che - alla fine - primo fra i discepoli, riceve il sigillo delle stigmate, segno del dono totale di sé. Francesco dell'armonia ritrovata tra cosmo e umanità, che sgrida il lupo e canta insieme ai passeri la gloria di Dio. A leggere la sua vita, davvero tutto sembra straordinariamente semplice, davvero tutto diventa possibile, anche scoppiare di gioia e vedere la propria vita diventare leggera. Frate Francesco insegni agli italiani, di cui è patrono, che la civiltà e il benessere si fondano anzitutto sulla scoperta del proprio disegno, sullo stupore del proprio destino d'amore, ci insegni la povertà del cuore contro l'arroganza del potere, il rispetto del creato contro il delirio di onnipotenza, la via del cuore contro i pensieri tortuosi e truculenti. Tutto allora diventerà semplice: vivere e amare e anche soffrire.

Noi guardiamo frate Francesco, Signore Dio, che ha rallegrato il tuo cuore per il suo amore semplice e leggero, ed insieme al Signore Gesù, anche noi ti benediciamo o Padre, perché hai tenuto nascoste le cose del Regno a chi si sente troppo furbo, e le hai rivelate ai piccoli e ai poveri.