Omelia (16-11-2008) |
Paolo Curtaz |
� difficile accorgersi dei propri talenti, siamo tutti pronti a sottolineare i nostri difetti, ma facciamo fatica a guardare con obiettivit� alle nostre qualit�. Dio ci svela chi siamo nel profondo e ci invita a condividere le nostre qualit�. Abbiamo dei talenti, dunque, e questa � una bellissima notizia: chi pi�, chi meno, ad ognuno � affidato un capitale da far fruttare, una risorsa da mettere a disposizione. Tutti, senza eccezioni, possediamo dei "talenti": anche quelle persone che non riescono ad accorgersene o che - peggio - passano il tempo ad invidiare i talenti degli altri nascondendo il proprio sottoterra. Il Signore ci chiede di prendere coscienza delle nostre qualit� per metterle a servizio degli altri, per metterle a servizio del Regno che avanza. Esiste una malsana interpretazione dell'umilt� che vedo molto diffusa tra i discepoli: quella di dire �Non valgo a nulla�. Non � umilt�, � depressione! Immaginatevi la faccia di Dio che vuol fare di noi dei capolavori, che ci ha creato con misteriosa provvidenza e arte e che si sente dire "Faccio schifo"! Mettiamo a frutto i nostri talenti, individuiamoli e poi doniamoli ai fratelli. Nell'attesa del ritorno del Signore corriamo il rischio di stancarci, di tenere basso il profilo, di attendere senza operare. Come il servo idiota della parabola, spesso seppelliamo i nostri talenti o li mettiamo in contrapposizione gli uni con gli altri. Ges� non sopporta un atteggiamento rinunciatario e lamentoso da parte delle nostre comunit�, ma ci invita ad essere operosi e fecondi, non nella logica del mondo (non siamo una holding del sacro!), ma nella direzione della condivisione evangelica e della Profezia. |