Omelia (04-05-2008)
Wilma Chasseur
Alla destra del Padre

L'Ascensione di Gesù ci invita a guardare in alto. Quest'anno poi, cade in un momento particolarmente propizio. Infatti in questi ultimi mesi non sentiamo altri inviti che quelli di guardare a destra o a sinistra; sollecitati a spron battuto a scegliere vari colori e a puntare verso una meta che nessuno di preciso sa dirci quale sarà!
Finalmente un Avvenimento -l'Ascensione- che ci invita a guardare solo in alto verso gli schieramenti celesti, dove l'unico colore è il bianco delle vesti dei due Angeli spendenti di candore e la meta - questa certissima- che ci viene promessa è il Cielo.
Momento solennissimo della vita di Gesù sulla Terra, come sono solenni tutti gli ultimi istanti di una vita umana che si conclude. Chi di noi non ricorda gli ultimi minuti delle persone care che ci hanno lasciato e che si sono scolpiti in modo indelebile nel nostro cuore?
Gesù conclude l'ultima tappa - quella gloriosa- della sua vita terrena. La prima era quella dei trent'anni di vita nascosta, seguita dai tre anni di vita pubblica e dai tre giorni di vita sofferente, e poi ci furono i 40 giorni di vita gloriosa.
Ora Gesù se ne va! Definitivamente! Il suo tempo è terminato. Non ci saranno più giorni, né notti; il cammino è concluso, la meta raggiunta, la missione compiuta.
Gesù se ne va. Gli Apostoli non lo vedranno più! E' forse per questo che Egli fa scendere su di loro, con un gesto in cui rifulge tutta la Sua Maestà, la sua solenne benedizione.
La benedizione Dio non l'aveva mai ritirata dall'uomo. Già fin dall'inizio della creazione, dopo il peccato originale, Dio aveva maledetto il serpente, ma non aveva maledetto l'uomo. Anzi, mentre di tutte le altre cose create la Genesi dice: "E Dio vide che era cosa buona", quando si passa all'uomo c'è un salto di qualità: "E Dio lo benedisse".
Gesù benedice i suoi Apostoli e mentre li benedice si stacca da loro e si eleva in alto; Lui si allontana, ma la sua benedizione rimane su di loro. E li trasforma. I fuggiaschi del venerdì santo diventeranno i testimoni infuocati del loro Maestro morto e risorto. Il ricordo del Signore benedicente darà loro una forza straordinaria, fino a dare la vita per Lui.
E Gesù continua a salire lentamente nel cielo, finché "una nube lo sottrasse ai loro sguardi" e i discepoli non lo vedono più. E rimangono lì attoniti a guardare in alto finché due Angeli non vengono a scuoterli. Allora si inginocchiano, si prosternano in adorazione come per dare un ultimo estremo saluto al loro Signore che parte. Egli vive ora in una "distanza assoluta"; è alla destra del Padre nello splendore della Gloria, riscattato da ogni umiliazione ed esaltato al di sopra di ogni creatura. La Sua Maestà ora non ha più confini: è il Signore assoluto di tutto l'Universo. E' il vivente che sta davanti al Trono come un'eterna offerta. E' il nostro Salvatore glorioso e il nostro avvocato. E un giorno tornerà.
Con l'Ascensione termina la missione terrena di Gesù e inizia quella dei discepoli, cioè quella della Chiesa.
La Risurrezione e l'Ascensione hanno provato in modo definitivo l'origine e la natura divina di Gesù. Questa festa è perciò una grande occasione di speranza. Quando ci sentiamo esuli e sballottati dai flutti della vita, guardiamo oltre le nubi, come gli Apostoli: non vedremo più il Maestro, ma sappiamo che è andato a prepararci un posto e ci attende. La nostra vita è tutta protesa verso un evento, quello dell'incontro.