Omelia (07-02-2010)
mons. Roberto Brunelli
Pescatori di uomini

La Bibbia narra numerose storie di vocazione, ciascuna diversa dalle altre: Abramo è chiamato a lasciare la sua terra e la sua gente per andare dove gli sarà indicato; Mosè è chiamato attraverso un roveto ardente, per andare a liberare il popolo di Dio schiavo in Egitto; Davide è chiamato ancora ragazzo, a divenire re d'Israele; Isaia è chiamato alla missione profetica, nel contesto grandioso del tempio (lo racconta la prima lettura di oggi); Paolo è chiamato all'apostolato dalla folgorazione sulla via di Damasco. Il vangelo odierno narra la chiamata di Pietro.
La scena si svolge sul lago di Gennésaret, allora denominato anche Mare di Galilea. Sulla riva la folla si accalca intorno a Gesù, il quale sale sulla barca del pescatore Simone (il futuro Pietro) chiedendogli di scostarsi un poco dalla riva per permettergli di parlare al cospetto di tutti. Terminato il discorso, egli invita Pietro e i suoi compagni a prendere il largo per andare a pescare; il futuro apostolo gli obietta che l'hanno appena fatto, per tutta la notte, senza prendere nulla, ma per rispetto e fiducia gli obbedisce: "Sulla tua parola getterò le reti". Ed ecco il prodigio: "Presero una quantità enorme di pesci", tanto da indurli a chiedere aiuto ai compagni di un'altra barca, e "riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare". Nel comune stupore, Pietro prende coscienza di trovarsi di fronte a un uomo investito della potenza di Dio, e al suo confronto avverte la propria indegnità; allora si getta alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". Si colloca a questo punto la vocazione, nella risposta di Gesù: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".
Che cosa intendesse con quelle parole risulta chiaro dal seguito della vicenda di Pietro, costituito capo della Chiesa incaricata di andare in tutto il mondo a portare la salvezza a chi ne vorrà beneficiare. Venti secoli dimostrano quanto abbondante sia stata anche la pesca di uomini, sulla quale tuttavia si possono fare alcune considerazioni. Gli uomini che hanno aderito al vangelo sono stati tanti, se ormai li si conta a centinaia di milioni; e ciò non è avvenuto certo per merito degli annunciatori: come Pietro, anch'essi sono peccatori; come Pietro, che nel momento in cui Gesù appariva sconfitto ha negato di conoscerlo, così tante volte in venti secoli i continuatori della sua missione se ne sono rivelati indegni. Dunque se la "pesca" è stata così abbondante, bisogna riconoscervi la volontà e l'intervento di Dio. Il compito poi non è certo concluso, perché molti sono quelli che ancora il vangelo non lo conoscono: ed è segno dell'inesauribile bontà di Dio che egli continui a chiamare "pescatori di uomini", i quali, malgrado gli insuccessi, le difficoltà e la consapevolezza di essere inadeguati, continuano a gettare le reti. Lo fanno "sulla sua parola", fidandosi di lui, confidando che è lui a dettare le regole, a guidare gli eventi e a decretarne gli esiti.
E' poi da chiedersi chi siano, i "pescatori di uomini" che Dio continua a chiamare, e in proposito occorre sfatare una convinzione diffusa. Essi non sono soltanto il papa e gli altri vescovi con i preti e i frati; se il compito di annunciare il vangelo è della Chiesa, non bisogna dimenticare che la Chiesa è costituita da tutti i battezzati; l'invito ad annunciare il vangelo, ciascuno a suo modo, magari nella misura minima dell'esserne coerente testimone con il proprio stile di vita, è rivolto a chiunque si onori di portare il nome di cristiano.