Omelia (24-01-2010)
mons. Vincenzo Paglia
Oggi si è compiuta questa Scrittura

Introduzione

La liturgia è intelligente. Al resoconto del discorso di Gesù alla gente del suo paese di Nazaret, antepone il prologo del Vangelo.

L'evangelista Luca intende essere uno storico perché vuole che i cristiani si rendano conto "della solidità degli insegnamenti" ricevuti e siano convinti dell'importanza decisiva per la storia di tutti gli uomini della vita di Gesù. Per questo soltanto lui pone all'inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù un discorso programmatico che precisi subito lo scopo che Gesù si prefigge.

È il "manifesto" di Gesù. Eccolo: egli opera con la potenza di Dio, difatti lo Spirito è su di lui.

La sua non sarà un'opera umana, meno che mai politica, ma la rivelazione del progetto di Dio. La sua missione è quella di accogliere misericordiosamente tutti gli uomini per liberarli. È il compimento della profezia di Isaia che Gesù si appropria.

A Nazaret, quel sabato, Gesù annunciò il tempo nuovo che non avrebbe più avuto per protagonista l'uomo, ma "Dio fatto uomo".

La gente della sinagoga una cosa udì allora con chiarezza: l'inizio di "un anno della grazia del Signore".
In sostanza il Vangelo dice: non sono gli ordinamenti umani a salvare l'umanità, sarà lo Spirito del Signore. In questa affermazione c'è, se si vuole, tanto pessimismo, purtroppo fin troppo documentato dalla storia; ma c'è anche, e più grande, tanta speranza, perché ci assicura che lo Spirito è su Gesù e, perciò, su tutti quelli che fanno comunione con Gesù.

E questo riguarda l'oggi: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi ascoltate". L'oggi storico di Gesù diventa, per la forza dello Spirito, l'oggi liturgico della Chiesa, il nostro di ogni Messa.

La predica di Nazaret diventa oggi storia nostra. Se ascoltiamo!

Omelia

La liturgia di oggi ci fa ripartire dall'inizio del Vangelo. È un invito per tutti, un'affettuosa e dolce proposta: per chi lo ha già letto tante volte, per chi non lo ha mai aperto, per chi si accorge di quanto deve conoscerlo. Ascoltarlo e leggerlo ci aiuta a comprendere il senso vero della nostra vita, cioè la vocazione cui ognuno di noi è chiamato. Riprendere in mano il Vangelo può apparire poco per una generazione che consuma facilmente parole e situazioni, che le enfatizza, alla ricerca vorace del nuovo perché accetta così poco di andare in profondità. Leggere sempre lo stesso Vangelo è la disciplina dell'uomo saggio che sa estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Qualche volta sembra di ripetere quello che già si sa, ma con il tempo e con la fatica del cuore, ne scopriamo il senso e capiamo cosa chiede oggi. Quanto è utile darsi una regola, ogni giorno, di un tempo in cui leggere il Vangelo e pregare! È l'invito di questa domenica in cui ascoltiamo quei versetti dell'inizio del Vangelo di Luca che non vengono normalmente proclamati. Leggiamo il Vangelo per non ridurre tutto a noi, per trovare cuore, sentimenti, perdono! Leggiamolo, per avere quella potenza che usciva dal corpo e dalla parola di Gesù; perché la tempesta del mondo trovi la bonaccia in quella parola che dice oggi al vento ed al mare di calmarsi.
La prima tappa che l'evangelista ricorda è Nazareth. Qui Gesù tiene la sua prima predica. È sabato e, com'è suo solito, si reca in sinagoga. Durante la preghiera sinagogale ogni adulto israelita può leggere e commentare la Scrittura. Quel giorno si presenta Gesù. Il ministro offre a Gesù il rotolo delle Scritture aperto al libro del profeta Isaia. Abbiamo ascoltato il brano letto da Gesù: "Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore". Terminata la lettura, Gesù chiude il rotolo. Tutti hanno gli occhi fissi su di lui; la meraviglia è notevole. Per quanto si può arguire dal Vangelo Gesù non si era mai fatto notare a Nazareth; non aveva seguito corsi di rabbino, né aveva operato cose straordinarie. Solo ultimamente si era sentito che aveva iniziato a parlare in altre cittadine della Galilea. È la prima volta che predica a Nazareth. Cosa dirà? La liturgia, quasi a forzarci ad entrare in questa scena evangelica, ci propone anche l'antica assemblea del popolo d'Israele radunato attorno al sacerdote Esdra. "Tutto il popolo piangeva, -è la prima lettura- mentre ascoltava le parole della Legge". Piangeva perché, finalmente, il Signore era tornato a parlare, a raccoglierli e a offrire loro la speranza di una vita più bella. Non erano più un popolo abbandonato, senza speranza e senza parole. Si accese in loro la speranza che il mondo sarebbe stato visitato dal Signore.
Gesù arrotola il volume e lo depone. Siede. Tutti lo guardano con grande attenzione, sottolinea l'Evangelista, come a farci rivivere quei cuori sospesi nell'ascolto e nell'attesa. "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi". Gesù non commenta, compie! "Oggi". La speranza non è più un sogno lontano, probabile, indefinito, quasi fosse ridotta ad un modo per sopportare meglio le difficoltà del presente. Il tempo non scorre più senza un orientamento. Dopo la Sinagoga di Nazareth tutti possiamo aiutare il Signore perché si compia per tanti il Vangelo. "Oggi" ti vengo a trovare! "Oggi" inizio a dire quelle parole di amore che non so più pronunciare o che sono sempre rimaste dentro! "Oggi" vado oltre il rancore, la paura, il giudizio; "oggi" scelgo di essere generoso, cambio atteggiamento, volto. "Oggi" chiedo perdono a chi ho offeso o tradito. "Oggi" ti aiuto, pover'uomo che chiedi ed hai bisogno di tutto. "Oggi" vogliamo che i malati dell'Africa trovino le cure che un mondo ingiusto vuole negare. "Oggi" possiamo aiutare ad uscire dalla prigione amarissima della solitudine, dall'oppressione della violenza e della guerra. Non rimandiamo sempre al domani, per pigrizia e paura, per sciocco ottimismo. Oggi alziamo gli occhi e guardiamo i campi che già biondeggiano. Apriamo gli occhi del cuore e crediamo nell'amore, potenza del Signore, che egli dona ai suoi, speranza dei poveri e degli oppressi. È l'oggi di Dio. Che non finisce mai.
Ogni volta che il Vangelo viene proclamato, come in questo giorno, si compie questo "oggi" di Dio, l'oggi della liberazione, l'oggi della festa, l'oggi del Vangelo. Ogni volta che si apre il Vangelo dobbiamo sentirci dire: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". L'oggi di Dio entra nei nostri cuori, nelle nostre giornate, anche se tutto quel che accade intorno ci spinge a non credere più a nulla, a non ritenere possibile che questo "oggi" straordinario possa giungere, per rassegnarci tutti all'ineluttabile. Noi crediamo, invece, che l'oggi del Signore - quella festa di cui abbiamo ascoltato nella prima lettura - arrivi per ogni uomo e per ogni donna, in tutti i luoghi della terra, anche in quelli nei quali sembra più impossibile.