Omelia (20-12-2009)
padre Ermes Ronchi
Dio viene come vita e come gioia

Nel Vangelo profetiz­zano per prime le madri, due donne con il grembo carico di cie­lo, abitate da figli inesplica­bili. Maria ed Elisabetta so­no i primi profeti del Nuovo Testamento: la prima pa­rola di Dio è la vita.
Dio viene come vita. Due donne, la vergine e la sterile, entrambe incinte in mo­do «impossibile» annun­ciano che viene nel mondo un «di più», viene ciò che l'uomo da solo non può darsi.
Dio viene come gioia. Per due volte Luca ripete che il bambino salta di gioia nel grembo. In quel bambino è l'umanità intera che speri­menta che Dio dà gioia, la terra intera che freme per le energie divine che in essa sono deposte ogni giorno.
Dio viene come abbraccio. La preghiera di Maria non nasce nella solitudine, ma nell'abbraccio di due don­ne, in uno spazio di affetto. Dio viene nelle mie relazio­ni, mediato da persone, da incontri, da dialoghi, da ab­bracci. «Le mie braccia allargate sono appena l'ini­zio del cerchio. Un Amore più vasto lo compirà» (M. Guidacci).
«Benedetta tu fra le donne!» La prima parola di Elisa­betta è una benedizione che da Maria discende su tutte le donne. Benedetta sei tu fra le donne che sono, tutte, benedette. Ad ogni frammento, ad ogni atomo di Maria, sparso nel mon­do e che ha nome donna (G. Vannucci) vorrei ripete­re la profezia di Elisabetta: che tu sia benedetta, che benefico agli umani sia il frutto dell'intera tua vita.
Ogni prima parola tra gli uomini dovrebbe avere il «primato della benedizio­ne». Dire a qualcuno «ti be­nedico!» significa vedere il bene in lui, prima di tutto il bene e la luce, e il buon gra­no, con uno sguardo di stu­pore, senza rivalità, senza invidia. Se non imparo a benedire chi ho accanto, la vita, non potrò mai essere felice.
Ogni prima parola con Dio abbia il primato del ringra­ziamento. Come fa Maria con il suo Magnificat, che è il suo Vangelo: la lieta noti­zia dell'innamoramento di Dio, che ha posto le sue ma­ni nel folto della vita. Per dieci volte Maria ripete: è lui, è lui che guarda, è lui che innalza, è lui che riem­pie, è lui. Il centro del cri­stianesimo è ciò che Dio fa per me, non ciò che io fac­cio per Dio. Anch'io abiterò la vita con tutta la mia complessità, con la parte di Zaccaria che fatica a credere, di Elisa­betta che sa benedire, con la parte di Maria che sa lo­dare, di Giovanni che sa danzare, portando in mol­ti modi il Signore nel mon­do. E forse verrà pronunciata anche per me la paro­la: Benedetto sei tu perché porti il Signore, come Ma­ria.