Omelia (29-11-2009)
mons. Vincenzo Paglia
La vostra liberazione è vicina

Introduzione

Il Vangelo di Luca è indirizzato ai cristiani della sua epoca ma anche a quelli di tutti i tempi, che devono vivere nella fede del Signore in mezzo al mondo. Sono parole di consolazione e di speranza, di fronte alle tribolazioni e alle tristezze della vita.

Gli stessi avvenimenti che disorientano gli uomini saranno per i cristiani il segno che l'ora della salvezza si avvicina. Dietro tutte le peripezie, per quanto dolorose possano essere, essi potranno scoprire il Signore che annuncia la sua venuta, la sua redenzione, e l'inizio di una nuova era.
La venuta del Signore non è considerata come una cosa vicina nel tempo. I cristiani devono pensare che la storia duri a lungo, fino alla creazione definitiva del Regno di Dio. È necessario dunque che essi abbiano un'attitudine paziente di fronte alle avversità, e perseverante nel cammino che li conduce alla vita piena.

Così, il vangelo mette in guardia contro il pericolo di rilassarsi nel quotidiano. Bisogna restare vigili, in preghiera, e chiedere forza, perché ogni affanno terreno smussa i cuori, distrae il pensiero e impedisce di vivere, senza angoscia né sorpresa, l'attesa gioiosa del Signore che è misericordia e vita nuova.

Omelia

La liturgia di questo tempo di Avvento ci invita ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Colui che è atteso dal mondo intero, Gesù. C'è in tanti il desiderio di un tempo nuovo, di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti paesi martoriati dalla fame, dall'ingiustizia e dalla guerra; è il desiderio dei poveri e dei deboli, dei soli e degli abbandonati. La liturgia dell'Avvento raccoglie questa grande attesa e la dirige verso il giorno della nascita di Gesù. È lui, infatti, colui che salverà il mondo dalla solitudine e dalla tristezza, dal peccato e dalla morte. Sono passati poco più di duemila anni da quel giorno che ha cambiato non solo la numerazione del calendario, ma la storia stessa del mondo. Il profeta Geremia lo predisse vari secoli prima: "Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra" (Ger 33,14-15).
Quei giorni si stanno avvicinando, eppure noi siamo così caparbiamente chinati su noi stessi e sui nostri affari da non renderci conto che sono ormai alle porte. La stessa vita che conduciamo è spesso segnata da uno stile per lo più disimpegnato e complessivamente privo di vigore. In genere ci rassegniamo ad una vita banale e senza futuro, senza speranze, senza sogni. La proposta del tempo di Avvento scuote questo modo rassegnato e abitudinario di vivere. La Parola di Dio infatti ci mette in guardia contro il lasciarci sopraffare da uno stile di vita egocentrico, ci richiama a non soccombere ai ritmi convulsi delle nostre giornate. Sono vere anche per noi le parole del Vangelo di Luca: "State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando" (Lc 21,34-36a).
Stare svegli e pregare: ecco come vivere questo tempo da oggi sino a Natale. Sì, dobbiamo stare svegli. Il sonno nasce dall'ubriachezza del girare sempre attorno a se stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita e dei propri problemi. È qui la radice di quell'intontimento e di quella pigrizia di cui ci parla il Vangelo. L'Avvento ci invita ad allargare la mente e il cuore per aprirci a nuovi orizzonti. Non ci viene chiesto di fuggire dai nostri giorni e tanto meno di proiettarci verso mete illusorie. Al contrario, questo tempo è opportuno per avere un senso realistico di sé e della vita in questo mondo, per porci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. Non si tratta semplicemente di compiere uno sforzo di carattere psicologico o di creare qualche stato di superficiale ravvedimento. Il tempo di Dio, che irrompe nella nostra vita, chiede a ciascuno un impegno serio di vigilanza: "Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28), dice Gesù. È tempo, perciò, di alzarsi e di pregare. Ci si alza quando si attende qualcosa, o meglio, quando si attende qualcuno. In questo caso attendiamo Gesù. Non dobbiamo restare bloccati sul nostro egocentrismo, sui nostri problemi, sulle nostre gioie o sui nostri dolori. La Parola di Dio ci esorta a rivolgere i nostri pensieri e il nostro cuore verso Colui che sta per venire. Per questo ci chiede anche di pregare. La preghiera è strettamente legata alla vigilanza. Chi non attende non sa cosa significa pregare, cosa significa rivolgersi al Signore con tutto il cuore. Le parole della preghiera iniziano a sbocciare sulle nostre labbra quando alziamo il capo da noi stessi e dal nostro orizzonte e ci rivolgiamo in alto verso il Signore: "A te, Signore, innalzo l'anima mia", ci ha fatto cantare la liturgia. In questo tempo di Avvento tutti dovremmo unire le nostre voci e gridare assieme verso il Signore perché venga presto in mezzo a noi: "Vieni, Signore Gesù!".
Questi giorni di Avvento siano perciò giorni di frequentazione del Vangelo, giorni di lettura e di riflessione, giorni di ascolto e di preghiera, giorni di riflessione sulla Parola di Dio, fatta sia da soli che assieme. Non passi giorno senza che la Parola di Dio scenda nel nostro cuore. Se l'accoglieremo, il nostro cuore non somiglierà più ad una grotta buia; potrà divenire invece la mangiatoia ove il Signore Gesù rinasce. Accogliamo perciò la benedizione dell'apostolo: "Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti" (1 Ts 3,12a). È il modo giusto per muovere i nostri primi passi in questo tempo di Avvento.