Omelia (30-08-2009)
mons. Antonio Riboldi
La verità dell'uomo è nel suo 'cuore'

E? fuori dubbio che attualmente - ma è sempre stato così, cambiano solo i modi esterni - molta gente, troppa, si comporta in modo a volte davvero ributtante.
Ci stiamo lasciando alle spalle un'estate, che tutti temevamo castigata per la crisi, ma poi i mass media, che cercano di nascondere la verità della vita, hanno amplificato nelle manifestazioni - e quel che è ancora peggio sottolineando quasi con compiacenza - la disinvoltura dei costumi, senza rispetto all'etica che deve essere la vera bellezza dell'uomo o della donna, credente o no.
E non solo in questo ambito, ma in tutti i comportamenti dell'uomo, si ha l'impressione di non intenderci più su quello che veramente è buono e giusto e su quello che non lo è.
Alle esclamazioni scandalizzate, da una parte, che affermano: Non c'è più né legge né fede!, si risponde dall'altra: 'Ma che male c'è?'.
Pare che tanti abbiano l'idea che andando in vacanza, si possono 'mandare in vacanza' anche quelle norme che sono il vero volto della nostra bellezza.
E fa davvero male quel non dare più nessun peso alla dignità, che è il meraviglioso abito della vera personalità, per la sfacciata voglia di farsi notare e mettersi in mostra.
Ma accanto alla sfacciata immoralità, vi è un altro atteggiamento altrettanto riprovevole, che Gesù bolla con dure parole, ed è l'ipocrisia, mostrare cioè quello che non si è.
Lo racconta bene il Vangelo di oggi:
"In quel tempo si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde ? cioè non lavate, i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati le mani fino al gomito, attenendosi alle tradizioni degli antichi e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature dei bicchieri, stoviglie e oggetti di rame ? quei farisei e scribi lo interrogarono: 'Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?'. Ed egli rispose loro: 'Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: 'Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate le tradizioni degli uomini'.
Chiamata di nuovo la folla, Gesù diceva loro: 'Ascoltatemi tutti ed intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Dal di dentro, infatti, dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnie, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo" (Mt 7, 1-23).
Gesù mette a nudo il nostro cuore, che considera 'originé del bene e del male.
Non ci vuole molto, se si ha l'occhio puro e amante della verità, capire dagli atteggiamenti il bene o il male che il nostro cuore genera.
Quando parliamo del cuore dell'uomo non intendiamo riferirci al muscolo cardiaco, che è la vita del corpo. E neppure al fluttuare dei sentimenti.
Per 'cuore' intendiamo il centro dei progetti, che il Signore ha come depositato in ciascuno di noi: un bene che ha origine dal Suo stesso cuore e si esterna nelle azioni o nelle parole, negli stessi sguardi, coinvolgendo tutto quello che si è.
Come è facile, a volte, incontrare persone che - ci si accorge subito - hanno la chiarezza di cuore in quello che dicono o fanno. In questa dimensione, seguire 'la legge del cuore' - e dovrebbe essere la norma dei nostri comportamenti - è lo stesso che 'seguire la legge dell'amore, che Dio dona a noi' e noi, 'con tutto il cuore' la doniamo agli altri.
Dio solo sa quanto ci sia bisogno che tutto quello che facciamo, diciamo, doniamo agli altri, sia l'espressione di un cuore semplice e pulito! È come donare un raggio di cielo, anche solo con uno sguardo, una parola.
Ma è anche difficile mantenere 'pulito il cuore' dalle tante tentazioni che si hanno.
Occorre una disciplina costante, come è sempre nei santi, anche 'ferialì.
Siamo forse abituati a difenderci stupidamente con l'ipocrisia, ossia a fermarci solo a ciò che appare, che non ha alcun senso, se non è ispirato dalla sapienza del cuore.
Tante volte siamo abituati a nascondere dietro i nostri atteggiamenti, apparentemente irreprensibili, vere mostruosità. Certi silenzi 'educati' o certe 'mezze frasi' sono, a volte, o vogliono essere schiaffi sferzanti indirizzati a fare il più grande male possibile.
Certe giustizie 'esterné sono solo vere coperture di grandi ingiustizie.
Certe condotte 'irreprensibilì altro non sono che raffinati modi di tenere nascoste coscienze che sono veri letamai.
E tutto questo Gesù lo chiama ipocrisia.
Afferma il nostro grande Paolo VI, che conosceva bene l'uomo di oggi:
"Siamo in un periodo di lassismo morale, veramente grave e non affatto conforme alla retta interpretazione del vero senso umano e cristiano.
Ma, sessualismo degradante, edonismo frivolo e passionale, culto della violenza e della ribellione nell'ambito della convivenza, arte del furto e dell'estorsione, e poi la droga con i suoi criminali commerci, minacciano davvero di avvilire il livello morale della nostra generazione.
È perduto il senso morale? No, speriamo di no.
Forse in alcune di queste anormali e sconcertanti manifestazioni, si nasconde una reazione a false condizioni di vita associata, a ipocrisie farisaiche, nel pseudo-ordine sociale e morale, al vuoto pedagogico di scuole materialistiche e agnostiche. Ma dobbiamo noi cristiani, noi cattolici, correggere la facile piega al conformismo ideologico e pratico. Ricordiamoci che la 'scala morale di Gesù, non discende, ma sale: è la scala 'dei più' e non del 'meno". (14 luglio 1971)
Liberarci dal male dell'ipocrisia e rendere libero il cuore di aprirsi al bene, non significa solo cercare di avere una condotta buona davanti agli uomini, osservare tradizioni e modi di pensare o norme degli uomini, ma è soprattutto il vestito pulito di ciò che 'siamo dentrò. Se infatti 'dentrò siamo 'luce', questa si riflette 'fuori'.
Così ci avverte l'apostolo Giacomo, oggi:
"Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento. Di sua volontà ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo". (Gc. 1, 17-27) Così oggi preghiamo la Mamma Celeste con le invocazioni di L. Grandmaison:
"Santa Maria, Madre di Dio,
conservami un cuore di fanciullo puro e limpido come acqua di sorgente.
Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze. Ottienimi un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione.
Un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene
e non serbi rancore di alcun male.
Donami un cuore dolce e umile, che ami senza esigere di essere riamato.
Un cuore contento di scomparire in altri cuori,
sacrificandosi davanti al tuo divin Figlio.
Dammi un cuore grande e indomabile,
così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere,
nessuna indifferenza lo possa stancare.
Donami un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal Suo Amore, con una ferita che non si rimargini se non in Cielo".