Omelia (30-11-2008)
don Marco Pedron
Quando la Vita chiama bisogna rispondere

Inizia il tempo di Avvento. Av-vento è una parola che vuol dire letteralmente: ?Qualcosa che ti viene incontro?. C?è il suo venire e il mio essere disponibile ad accogliere ciò che viene.
L?avvento quindi implica sempre un essere sorpresi: ciò che ci viene incontro non è mai come noi l?avevamo pensato, pianificato, creduto, aspettato. Ha sempre un margine che ci sfugge, che va oltre. Perché la Vita è più grande dei nostri pensieri e più ricca e creativa della nostra mente. Chi si fida, chi si lascia condurre, avrà delle sorprese. Il Messia doveva essere un re forte, potente, vincente. Il Messia venne ma non fu come se l?aspettavano: ?Sorpresa!?.
Il matrimonio, la casa, il primo figlio, il secondo, la stabilità economica: tutto sembra in discesa. Ma poi il rapporto va in crisi oppure il partner si ammala; oppure tu sei insoddisfatto: ?Sorpresa?.
Lasciarsi sorprendere vuol dire permettere che Dio agisca nella nostra vita, lasciargli un po? di margine perché ci conduca Lui. Tutto quello che decidiamo noi non ci sorprende: lo conosciamo già! Per questo l?avvento è sempre un?av-ventura: perché è un andare incontro verso qualcosa che ancora non conosciamo e questo, se da una parte ci elettrizza, ci attrae, dall?altra ci fa paura e ci costringe a cambiare le nostre idee su di noi, sulla Vita, su Dio.
Spesso cercando A troviamo B. Un ragazzo non era mai contento del suo rapporto con le donne. Cercando di comprendere il suo problema ha scoperto di essere chiamato a diventare prete: ?Sorpresa!?.
Questo è il motivo per cui molte persone non vanno mai a fondo nella propria ricerca: rimangono sempre ad un livello superficiale: ?E se poi scopro di dover cambiare? E se scopro dell?altro? E se poi scopro di essermi ingannato? E se poi scopro di aver sbagliato??. Non vogliono sorprese, vogliono certezze.

L?altro grande elemento dell?Avvento è l?attesa.
Tutte le cose hanno un tempo di attesa, di germinazione, di ruminazione, di incubazione, di fermentazione. Prima del loro tempo le cose non nascono.
Per fare un figlio ci vogliono nove mesi; perché arrivi la primavera prima c?è il freddo e il niente dell?inverno; perché arrivi la luce del giorno, prima ci vuole il buio della notte. L?attesa è il tempo nel quale tu lavori, tu ti dai da fare, tu operi, anche se niente sembra nascere o crescere.
?Perché devo sempre lavorare su ?sto campo che non dà mai niente!?, dissi anni fa al mio padre spirituale (il campo era la mia persona). ?Perché finché lavori il tuo campo diventi un contadino!?. Lo stare su di una questione non solo la risolve ma ci trasforma, c?insegna a vivere e ad essere diversi.
La gente si stanca subito: vuole risultati, progressi, mete da raggiungere. Molte persone quando iniziano un cammino di ricerca dicono: ?Troppo tempo?.
Spesso, invece, bisogna lavorare molto tempo su una cosa e sembra non succedere niente. Poi all?improvviso, quasi come un miracolo qualcosa s?innesca e tutto cambia. Ma non è un miracolo: è il frutto del lungo, silenzioso e costante cammino precedente. L?attesa è tenacia: è rimanere anche se non si vedono i frutti, anche se non sembra succedere niente, anche se non ci sono apparenti vie d?uscita, anche se mi sembra di essere sempre al solito punto.
?Perché non succede niente? Perché sono sempre il solito??. ?Perché non sei pronto tu!?. Continua a stare su ciò su cui devi stare, ad arare, a girare la terra, a concimare, a togliere i sassi: un giorno fiorirà qualcosa. L?attesa è il tempo in cui la vita prepara noi ad accogliere ciò che dobbiamo accogliere. A molte persone non succede mai niente perché non si lasciano preparare, forgiare: non attendono. L?attesa è il tempo in cui le cose, le capacità, le forze, si formano.
Nel film Sacrificio di Tarkovskij un vecchio monaco dice ad un novizio di innaffiare un albero apparentemente morto sulla collina. Il novizio obbedisce, per quanto l?incombenza gli prenda quasi l?intera giornata, e ogni giorno porta un secchio d?acqua in cima alla collina sulla quale è piantato l?albero. Dopo tre anni, l?albero comincia a mettere le foglie...

Il vangelo presenta una piccola parabola. Un padrone se ne va e lascia ad ognuno il suo compito. Il portinaio, inoltre, deve vegliare per vedere quando il padrone tornerà (momento che non si conosce).
L?invito è chiaro per tutti: ognuno deve rimanere vigile, sveglio, non prendere sonno. Questo è il grande pericolo della vita: prendere sonno, vegetare, sopravvivere. Non morire: rimani vivo. Non dormire: sii sveglio.
Quando canti, canta con tutto il cuore e con tutta l?anima. Sii presente adesso, non dormire, non essere altrove. Non ti chiedere se stoni, se gli altri hanno da dire sulla tua voce. Canta.
Quando abbracci, abbraccia e senti l?altro, senti il suo corpo, senti il suo amore, gusta l?incontro. Sii presente, sii in casa e non essere altrove: ?Se qualcuno mi vede cosa si dirà? E se mi vede suo marito cosa penserà? E sono indiscreto??.
Quando preghi, prega. Sii sveglio, desto e apri il tuo cuore. Quando preghi sii consapevole della tua preghiera, e innalza i tuoi lamenti, i tuoi inni, la tua rabbia e il tuo stupore a Dio. E fallo dalla pienezza dell?anima e con tutta la forza del tuo cuore.
Quando mangi una pizza e bevi una birra, gustale. Non dormire. Se ti piace, senti il sapore della pizza e il gusto della birra. Assaporale con calma e gioia. E non rovinarti il cibo dicendoti: ?E poi se ingrasso??. Sii presente.
Quando guardi, guarda, entra in ciò che vedi, emozionati, lasciati toccare da ciò che vedi. E quando ascolti, ascolta e quando piangi, piangi. Sii in ogni istante lì dove sei.
Adesso sei qui. Rimani qui. Non scappare. Vivi, assapora, senti questo momento. Molti di noi mentre sono qui con il corpo, con la mente o con i pensieri sono altrove (?Cosa diranno gli altri; cosa devo fare dopo; e se sbaglio??). La mente li porta sempre in altri posti, in altri pensieri, in altri luoghi, in altri problemi. Spesso mi devo chiedere: ?Mentre il mio corpo è qui, io dove sono??. Non sono mai dove sono. Sono sempre altrove. Ma se sono sempre altrove, in che mondo vivo?
?Ci sei o ci fai??. Sei presente o fai finta di esserci mentre in realtà sei altrove?
E soprattutto per favore, rimani vivo. Che non ti succeda di dormire nella vita, di ?tirare avanti?, di vegetare. Che non ti succeda che il tuo cuore pulsi solo perché è un muscolo o che la tua bocca si apra solo perché bisogna mangiare.
In ogni momento sii presente, sii sveglio, sii desto, sii consapevole. Una vita da morti non è degna di essere chiamata vita. Sii in ogni istante lì dove sei.

L?invito del vangelo è forte: ?Vegliate?.
La parola ?vegliare? vuol dire ?stare in guardia?. E? l?osservare della sentinella o del guardiano che si accorge se qualche pericolo si avvicina.
Ci sono i custodi delle fabbriche; c?è la Civis che veglia i negozi e le case; nei grandi alberghi c?è il portiere, il custode dell?entrata; nelle banche c?è la guardia, nelle case l?allarme o il satellite; c?è il nostro essere attenti se c?è qualche rumore strano in casa. Stiamo in guardia per tutto e dormiamo per le cose dell?anima!

Il vegliare di cui parla Gesù ha vari aspetti.
1. Innanzitutto vuol dire: ?Accorgiti di quando Lui passa?.
Un uomo ha vissuto tutta la sua vita lavoro e casa. Ma nel tempo si è inaridito. Ha avuto un tumore al cervello, è guarito, e questo fatto l?ha svegliato. Si è reso conto della preziosità della vita, si è reso conto di non aver mai vissuto, si è reso conto di non sapere neppure chi è. Così sta cambiando e sta recuperando la sua anima. Inizia a gustare le cose, gli incontri, le persone; si apre si più, ha bisogno di discorsi veri, profondi; ha bisogno di spiritualità. Sua moglie non lo comprende più e lo accusa: ?Non sei più quello di prima tutto casa e famiglia?. E? vero, non è più quello di prima e non lo sarà mai più. Anche lei adesso deve crescere, imparare. Il suo devoto uomo adesso ha bisogno di un rapporto nuovo e più profondo. Non è più il ?cagnolino? di casa. Quando la vita chiama bisogna rispondere. Quando la vita chiama bisogna andare.
Una donna sente che il proprio lavoro le è diventato soffocante, opprimente. Spesso si ammala pur di non andarci. Ha sviluppato una sensibilità e una competenza per i massaggi Shiatsu. Vorrebbe fare il grande salto: lasciare il lavoro per iniziare quel nuovo lavoro lì più a contatto con l?uomo e l?umano. Che si fa? Quando la vita chiama bisogna rispondere.
Due sposi, sposati da dieci anni, con due figli, sentono che il rapporto di coppia non gira più. Sentono che dovrebbero farsi aiutare. Ma sono consapevoli che questo potrebbe voler dire magari sofferenza, rottura, rimettersi in gioco, o chissà cos?altro. Che si fa? Quando la vita chiama bisogna rispondere.
Vegliare non vuol dire far finta di niente, tirare avanti che ?qualcosa succederà? perché se non fai niente non succederà niente; vegliare vuol dire cogliere oggi, nel presente la voce dell?anima che mi chiama.
Vegliare vuol dire non dormire, non sonnecchiare. Quando Dio, la Vita passa, bisogna seguirla. Quando la Vita chiama bisogna rispondere, bisogna andare, costi quel che costi, anche se si ha paura, anche se non si capisce, anche se sembra strano, anche se non ce lo saremo mai aspettati.
Tutti si aspettavano un re forte e invece Dio venne come un bimbo: ?Sorpresa!?. Dio passò su questa terra come un bambino e tanti dissero: ?Dio non è qui! Tutto questo non c?entra con Lui?. E così lo rifiutarono.

2. Vegliare, per questo vangelo, ha poi un secondo significato: vegliare nei confronti del male. Gesù ci paragona al guardiano il cui compito più importante è quello di vigilare.
Cosa entra nel nostro cuore? Cosa entra nella nostra anima?
La gente va a fare la spesa ed è attenta al costo del prodotto, all?origine, da chi è fatto, dove è confezionato, agli ingredienti, alla scadenza, ai conservanti, se è un prodotto di qualche multinazionale...; fa tutto questo per ciò che entra nel corpo e non fa niente per ciò che entra nell?anima!?
Allora come un buon guardiano della casa devo osservare i pensieri che vogliono entrare nel mio animo. I buoni pensieri ci rendono buoni e i cattivi pensieri ci rendono malvagi: come si è, così si agisce. Quindi, occhio ai tuoi pensieri!
Spesso ci assalgono pensieri di tristezza: quante persone ruotano attorno ai propri problemi, senza farsi aiutare. ?Per me tutto è difficile; nessuno si occupa di me; non interesso a nessuno; sono un fallito; non ce la faccio più; a me va tutto storto; non ce la farò mai; ce l?hanno tutti con me?. Se lascio spazio a questi pensieri allora la mia vita diventa una tristezza. La tristezza è come un veleno: se le lasci spazio avvelena tutto. Come un buon guardiano devo dire a questi pensieri: ?Fuori! Voi non potete e non dovete entrare nella mia casa. Non è vero che io devo soffrire sempre; non è vero che non ce la faccio o che non valgo niente?.
Pensate alla preoccupazione. Se vostro marito o vostro figlio è in ritardo voi vi preoccupate. Se vi dite: ?Ma sì, avrà avuto un imprevisto!?, allora riuscite a fare le vostre cose?. Ma se vi dite: ?Oddio, cosa gli sarà successo?, allora è la fine. Allora iniziate a pensare a tutti gli incidenti, i pericoli o le situazioni più tremende che possono capitare. Ma non è la realtà. La realtà è solo che vostro marito/figlio è in ritardo e voi non sapete il perché. Preoccupandoci noi diamo potere alla preoccupazione, la alimentiamo.
Pensate a voi stessi: se iniziate a dire: ?Non serve a niente impegnarsi; si è sempre quelli di prima; non si cambia mai; le cose sono sempre le stesse; a che serve faticare tanto poi nessuno ti capisce; tu educhi e fai tante cose ma tanto poi nessuno ti ascolta?, allora voi smettete di aver fiducia in voi, smettete di credere di poter far qualcosa di positivo della vostra vita e tirate la conclusione: ?Tanto vale la pena di non far niente?.
C?è una donna che ha una figlia di due anni. E pensa: ?Mamma mia che fatica educarla! E chissà quando ne avrà quattro, quando mi dirà di ?no?; e poi la scuola elementare: chi riuscirà a farle fare i compiti?; per non parlare poi di quando sarà adolescente: chi la terrà a casa?; e se poi si ammala?; e sarà felice?. Pensare così è rovinarsi la vita presente. Vivi oggi, piedi a terra, realtà! Se dai spazio a ciò che potrebbe succedere (ma che non è ancora successo) allora tutto è possibile.
Allora io devo vagliare i miei pensieri e dire ai miei pensieri negativi: ?Fuori di qui?.
Questo vale anche con le persone. In casa mia entra solo chi amo. Chi non è desiderato lo lascio fuori. A volte permettiamo che entrino in casa nostra persone non gradite: ?Fuori; qui no!?.
Alcune persone sono sempre negative, criticano tutti e tutto, parlano sempre e sono logorroiche. Allora scegli: ?Le vuoi nella tua casa o non le vuoi??. Se le accetti sai che sono così e sai che questo influenza anche il tuo animo. E non ti lamentare se poi ti rovinano la giornata. Se non le vuoi allenti (chiudi o cambi) il rapporto.
C?è una famiglia che tutte le domeniche invita la madre di lui che è impossibile e rovina la giornata libera, l?unica, a tutti, partner e figli. Ma non invitarla tutte le domeniche! Sono io il padrone, il custode della mia casa e devo scegliere io chi fare entrare, chi lasciare fuori o chi buttare fuori. E? un mio compito; è una mia responsabilità.

3. Vegliare vuol dire essere a contatto con la realtà. Vegliare vuol dire non credere alle illusioni. Il mistico è il ?desto?, il ?risvegliato?, lo ?sveglio?, colui cioè che non dorme, che non s?inganna, colui che vede le cose per quello che sono, e che è a contatto con la realtà.
C?è chi si illude dicendosi: ?Troverò il partner giusto e sarò felice?. Ma il principe azzurro non esiste.
?Col tempo le cose cambieranno?. Ma in genere il tempo passa ma non cambiano le cose! Il tempo da solo non cambia niente, scorre solo.
?Quando avrò più soldi allora mi godrò la vita?: non ti servono soldi per godere la vita ma la capacità di assaporarla, di vivere nel presente.
?Quando sarò così (più bello, più magro, più studiato, più...) allora andrò bene?: se non ti ami così come sei oggi come puoi pensarlo di farlo domani?
Le persone pensano di essere tristi perché gli altri non le accettano e non le amano. Ma invece sono tristi perché hanno bisogno degli altri e della loro approvazione, perché non possono viverne senza, perché sono attaccati all?opinione e al giudizio altrui. Se tu potessi vivere disinteressandoti di ciò che gli altri dicono o accettando di essere rifiutato non saresti poi così tanto triste e saresti libero!
La gente si illude che il partner cambierà o che lei riuscirà o a farlo cambiare o a salvare. La maggior parte è annegata con lui. Quante donne hanno fatto la crocerossina, la salvatrice, la Giovanna d?Arco credendo che il loro amore avrebbe redento il marito. Molte ci sono morte assieme!
La gente si illude che l?amore basti, che con l?amore si vada dappertutto. Tutti quelli che si sposano si amano, e non sbagliano. Ma non basta, se non c?è anche la profondità, la capacità di cambiare e di mettersi in discussione, di evolvere, di ammettere la verità, tutta la verità, ogni verità a se stessi all?altro.
La gente si illude che certe cose a loro non capiteranno e che loro non avranno problemi. Ma proprio a chi crede questo accadono certe cose perché non se ne cura, non sta attento.
Un professore era sempre scandalizzato dal vestire ?sciattone? dei suoi alunni e derideva sempre vestiti, ornamenti, abbinamenti cromatici e quant?altro. Lui era perfetto nel vestire. Ebbene proprio a lui un giorno capitò di insegnare un?ora in piedi con la cerniera totalmente abbassata!
Un ricco imprenditore si vantava dei suoi irreprensibili figli. Uno di essi è tuttora in una comunità di recupero dalle tossicodipendenze; l?altro ne è appena uscito.
La gente si illude di non essere poi così tanto cattiva come tutti gli altri, di essere in fin dei conti dei buoni; di non avere grossi problemi dentro, di essere ?quasi a posto?, solo qualche ritocchino!
Gesù Cristo con questi quasi perfetti ebbe i problemi maggiori. Fu ucciso proprio dalle persone che pensavano di essere buone, brave, senza problemi e religiose. Non sei migliore di nessuno. Ti fa male questa frase? Colpisce la tua vanità? Ti piacerebbe essere superiore, di più degli altri, eh!
La gente si illude e crede che succederà qualcosa e come per miracolo la loro vita cambierà. Magari che con una preghierina, con un po? di fortuna, con il tempo...
C?è un barzelletta che mi fa ridere e pensare. Un frate di un convento vede che alle otto meno un quarto di sera arriva sempre una signora e si mette con grande fervore a pregare. La cappella chiude alle otto e quando sono le otto di sera la signora è sempre ancora lì. I frati devono chiudere e la signora non se ne va se non venti minuti dopo le otto. Una sera, due sere, tre sere... Allora il frate priore dice al fraticello: ?Fa? in modo che la signora alle otto se ne vada che noi dobbiamo chiudere?. Il fraticello una sera si avvicina alla signora e con grande discrezione le chiede: ?La vedo qui tutte le sere signora? Cosa fa??. ?Sono qui a pregare per avere anch?io un figlio. Vede una mia amica, con il mio stesso problema, è venuta qui tutte le sere e diceva molte Ave Maria. Sa che è rimasta incinta!?. ?No, no, signora non è mica stata l?Ave Maria, è stato un padre nostro. Lo abbiamo già allontanato!!!?.
La gente si illude che per non avere problemi basti non pensarci: chiodo schiaccia chiodo. E, invece, chiodo più chiodo, fanno due buchi e non scacciano un bel niente!
La gente crede di aver fatto tanta strada solo perché si agita molto o perché è sempre in movimento. Anche chi si annega in mare si agita tanto e si sbraccia ma non nuota, non fa strada, non si sposta neanche di un metro.
La gente si illude che il progresso porterà benessere dell?anima, felicità. La gente si illude che la tecnologia risolverà i problemi del mondo. Abbiamo più cibo, più auto, più computer, più conoscenze e più affamati (ultimo rapporto della F.a.o)!
Una volta la gente credeva che il socialismo ci avrebbe fatto felici. Poi venne il comunismo. Adesso c?è il capitalismo e il liberismo. Ma non è il sistema che non va, sono le persone. Persone con un cuore grande avrebbero fatto funzionare a meraviglia il capitalismo, il comunismo e il socialismo. Padre Arrupe: ?Un sistema è più o meno buono, più o meno cattivo, quanto la gente che lo usa?.

Un amico mi dice sempre: ?Sta? in campana!?, cioè: ?Svegliati, non dormire, sta? attento!?.
Illusione è attaccarsi a qualcosa che non c?è, che non esiste, che non può tenere.
Illusione è non voler veder ciò che bisogna vedere ma che rovina la nostra bella costruzione (il-ludere, illusione: il bel gioco è finito, concluso!).
C?è una storia che mi fa sempre ridere e tremendamente pensare. Si incontrano due tipi. ?Henry, come sei cambiato! Eri tanto alto, e adesso sei così basso! Eri così robusto, e ora sei magrissimo! Eri tanto biondo, e ora sei castano. Cosa ti è successo, Henry??. Allora Henry risponde: ?Non sono Henry, sono John!?. ?Oddio, hai cambiato anche nome!?.

Pensiero della settimana

Un saggio indiano aveva un caro amico che abitava a Milano. Si erano conosciuti in India, dove l?italiano era andato con la famiglia per fare un viaggio turistico. L?indiano aveva fatto da guida agli italiani, portandoli ad esplorare gli angoli più caratteristici della sua patria. Riconoscente, l?amico milanese aveva invitato l?indiano a casa sua. Voleva ricambiare il favore e fargli conoscere la sua città. L?indiano era molto restio a partire, ma poi cedette all?insistenza dell?amico italiano e un bel giorno sbarcò in aereo alla Malpensa. Il giorno dopo, il milanese e l?indiano passeggiavano per il centro della città. L?indiano con il suo viso color cioccolato, la barba nera e il turbante giallo attirava gli sguardi dei passanti e il milanese camminava tutto fiero di avere un amico così esotico. Ad un tratto in Piazza S. Babila, l?indiano si fermò e disse: ?Senti quel che sento io??. Il milanese un po? sconcertato, tese le orecchie più che poteva, ma ammise di non sentire altro che il gran rumore del traffico cittadino. ?Qui vicino c?è un grillo che canta? continuò, sicuro di sé, l?indiano. ?Ti sbagli? replicò il milanese. ?Io sento solo il chiasso della città. E poi figurati se ci sono grilli da queste parti?. ?Non mi sbaglio. Senti il canto di un grillo?, ribattè l?indiano e decisamente si mise a cercare tra le foglie di alcuni alberelli striminziti. Dopo un po? indicò all?amico che lo guardava scettico un piccolo insetto, uno splendido grillo canterino che si rintanava brontolando contro i disturbatori del suo concerto. ?Hai visto che c?era un grillo??, disse l?indiano. ?E? vero?, ammise il milanese. ?Voi indiani avete l?udito molto più acuto di noi bianchi?. ?Questa volta ti sbagli tu?, sorrise il saggio indiano. ?Stai attento...?. L?indiano tirò fuori dalla tasca una moneta e facendo finta di niente la lasciò cadere nel marciapiede. Immediatamente quattro o cinque persone si voltarono per guardare. ?Hai visto??, spiegò l?indiano. ?Questa monetina ha fatto un tintinnio più esile e fievole del trillare del grillo. Eppure hai notato quanti bianchi l?hanno udita!?.

Il venticinque di dicembre sarà Natale per tutti.
Ma avremo accolto la Sua silenziosa venuta o saremo solo stati presi dalle nostre corse, dai nostri regali, dai nostri pranzi, dai nostri auguri?
Lui viene, ma ci troverà? Lui canta, lui già ci abita: ma lo ascolteremo?