Omelia (30-11-2008)
Omelie.org - autori vari


Con questa domenica si apre innanzi a noi un tempo bello e prezioso: il tempo dell?Avvento. Avvento - come ci suggerivano le letture che abbiamo appena ora ascoltato - dice attesa, ricerca, vigilanza ma ancor prima e ancor più dice il farsi vicino, il farsi prossimo di Dio alla nostra vita: ?Tu Signore sei nostro Padre... e vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie? (Isaia 63,16b.64,4).
E allora, per noi, Avvento si fa tempo di memoria, memoria grata e riconoscente per quello che Dio, una volta per tutte, ci ha donato e svelato nel suo Figlio Gesù Cristo. L?agire cristiano nasce da questa memoria: se io ricordo, se io comprendo quello che Dio ha compiuto nel tempo e nella storia per amor mio, e dell?umanità tutta, la mia vita risplenderà di questo amore e ne diventerà un riflesso. La vigilanza a cui il Signore ci invita non è fatta di paura e di timore ma di attesa gioiosa, la stessa che proviamo quando, magari dopo una lunga lontananza, ci è dato di poter riabbracciare le persone che amiamo.
Per farvi meglio capire quello che è celato dietro le parole del vangelo potremo pensare a quel format televisivo che ha fatto la fortuna di non pochi conduttori televisivi: mi riferisco a trasmissioni del tipo ?Carramba che sorpresa? o ?C?è posta per te?. In fondo che cosa cattura l?attenzione e la sensibilità dello spettatore? Io credo quell?attingere alla memoria della vita, delle esperienze e dei sogni che si è vissuti e che, per circostanze fortuite sembrano essere ormai lontani e irraggiungibili. Ma ecco che, grazie all?interessamento di qualcuno, grazie ad una lettera che viene recapitata, l?attesa, il sogno trova il suo compimento. E guardate bene che tutti noi portiamo dentro di noi un profondo bisogno di sentire che i nostri sogni, le nostre attese, le nostre aspettative, possono trovare un compimento.
L?avvento ci dice che Cristo è la Parola fatta carne, la lettera che Dio ha inviato all?uomo perché, in Lui, la nostra vita trovi senso ed orientamento. L?Avvento, dunque, è un tempo di attesa e di speranza, un tempo in cui nella chiesa risuona in particolare una parola: ?Maranà tha! Vieni, Signore Gesù!?, e a questa invocazione Gesù risponde: non temere ?vengo presto!?; vengo a rivelarti e a mostrarti nella mia carne di quale amore sei amato dal Padre, perché tu sei prezioso ai suoi occhi e degno di stima (cfr Is 43,4).
Questa stima che Dio nutre nei nostri confronti, e che già il profeta Isaia annunciava nei suoi oracoli, nel vangelo trova la sua concretizzazione: quest?uomo che parte - con piena fiducia - lascia ai suoi servi le sue cose, a ciascuno il suo compito (Mc 13,34) chiamandoli a corresponsabilità.
In queste 4 domeniche che ci conducono verso un rinnovato incontro con il Signore, potremo chiederci: qual è il mio compito? Per usare la parole dell?evangelista Marco, da quali torpori devo risvegliarmi? Su quali cose devo fare attenzione a non addormentarmi, a non adagiarmi? Si perché la vita è cammino, la vita è ricerca costante, e il vangelo, il Signore, mi invita a non lasciarmi vivere bensì ad avere uno sguardo attento e penetrante che non si ferma mai alla superficie delle cose, ma cerca di andare in profondità perché la nostra vita e le nostre relazioni mettano radici solide e capaci di dare linfa e vigore al quotidiano.
Permettetemi però un?ultima e preziosa sottolineatura alla luce della II lettura ascoltata. Paolo rende grazie a Dio per i cristiani della Chiesa di Corinto a motivo della grazia di Dio che in Cristo hanno ricevuto, perché in Lui sono stati arricchiti di tutti i doni.
È qui il centro del messaggio dell?Avvento, la buona notizia, l?evangelo che questo tempo vuole farci giungere: dobbiamo fare sì tutto quello che la vita ci chiede, ma soprattutto dobbiamo guardare a Cristo per lasciarci trasformare dalla forza della sua carità. Dobbiamo fare i nostri progetti ma più di ogni altra cosa dobbiamo ?lasciarci fare? dall?amore: dobbiamo fidarci pienamente dell?amore di Dio.
Forse l?avvento ci esorta proprio a vivere questa rinnovata fiducia in Dio che si fa prossimo a noi attraverso suo Figlio Gesù che ?pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... e divenendo simile agli uomini? (Fil 2,6-7)... ci aiuti il Signore a diventare simili a Lui!


don Giampiero Ialongo