Omelia (30-11-2008)
padre Gian Franco Scarpitta
Nell'attesa del dono, la gioia

Il tempo di Avvento, che inaugura oggi un nuovo tempo liturgico, come sappiamo ci predispone alla celebrazione del Natale, che è la gloria del Signore Gesù Cristo che entra nella storia assumendola fino in fondo. E? un tempo propizio che, man mano che incute fermento nei preparativi della Festa addobbando sempre più le nostre strade e illuminandole di luci e di colore, infonde in noi un clima di gioia e di serenità che caratterizza l?attesa. Avvento significa infatti aspettativa di quanto sta per avvenire, attesa di qualcosa che certamente si verificherà e a cui noi ci predisponiamo attivamente e quello che infatti sta per realizzarsi con certezza è la venuta del Salvatore nella carne, secondo le promesse messianiche dei Profeti.
Avvento è quindi il tempo della gioia e della soddisfazione interiore, della commozione e dell?armonia, dell?ansia fondamentale che caratterizza chiunque aspetti qualcosa di importante e di risolutivo che sa con certezza che cambierà la propria vita per cui vale la pena aspettare e per il quale anzi la stessa attesa diventa piacevole.
Il nostro atteggiamento avventizio è paragonabile allo stato che prova un bambino a cui è stato promesso un pacco regalo consistente in un giocattolo bellissimo che lui desiderava tanto: conta i giorni e freme nell?attesa ansiosa avvertendo dentro di se una contentezza straordinaria e un senso di soddisfazione interiore che si esterna nelle continue domande rivolte a mamma e papà: ?quando arriva il regalo?? ?quando lo portano?? L?attesa è fervente e allo stesso tempo entusiasta e motivata anche perché qualunque giorno che passa potrebbe essere quello buono e quando finalmente il pacco arriva, la sua gioia è indescrivibile nel notare la carta colorata che lo avvolge, il nastro, il fiocco e una volta aperta la scatola ed estratto il giocattolo tanto atteso allora per lui inizia quasi una nuova dimensione di vita: non considera più i giocattoli di cui fonora ha dovuto ?accontentarsi?, ma si getta tutto contento nel nuovo regalo che certamente è molto più bello e importante dei precedenti, ne fa uso a tutte le ore fino a tarda sera e quando si addormenta lo pone accanto al suo guanciale. Continuerà poi nei giorni seguenti a giocare con il suo regalo finalmente ottenuto, non vedendo l?ora di rincasare dalla scuola o dall?asilo per potercisi buttare tutto contento. Quando da bambino mi capitava un?esperienza simile a quella descritta (per esempio quando ottenni un?auto a pedali o una bicicletta) sia pure per alcuni momenti non trascuravo mai di pensare di confrontare il ?prima? dal ?dopo?, cioè com?era la mia vita quando ancora non possedevo questo giocattolo e come era diventata adesso che lo avevo sempre fra le mani concludendo che l?esistenza di un nuovo regalo caratterizzava sempre un radicale cambiamento di vita, una nuova dimensione, un nuovo motivo di gioia e di esultanza che prima non si provava. Così pure tutte le volte che giungeva uno zio da lontano da noi ospitato per alcuni giorni o un amico per il quale si doveva ammannire la tavola elegantemente per il pranzo. L?atmosfera cambiava radicalmente anche perché era favorita dalla ?novità?.
Il ?novum? è sempre motivo di gioia e di esultanza quando esso è piacevole, sia nei momenti in cui se ne attende la venuta, sia quando esso si realizza effettivamente. E la novità di vita che a noi è stata promessa, il ?regalo? consistente che fonda la nostra gioia è il dono che Dio ci ha promesso e che ha realizzato in Cristo, Messia e Salvatore che intraprende con noi il cammino dell?umanità per elevarci tutti allo stato divino, affinché confrontiamo parimenti il ?prima e il dopo? della salvezza e perché il ?dopo? sia sempre motivo di gioia e di esultanza; la gioia di essere raggiunti visibilmente dalla speranza che diventa certezza nella venuta di Dio che entra nella storia.
Il Natale sarà per noi una svolta e una nuova motivazione esistenziale nella misura in cui saremo stati capaci di aspettarne l?arrivo nell?ottica dell?ansia ma anche della gioia attiva e fiduciosa che si esplica solamente nella triplice dimensione di fede, speranza e carità per la quale riscontriamo in noi stessi, in Dio e nel prossimo il presente di Dio nella prospettiva del suo avvenire immediato. Dio ci viene incontro e anche noi gli andiamo incontro nella semplicità gioiosa e nell?impegno motivato e pronto della nostra vita.
Le pagine della liturgia odierna associano però la letizia alla vigilanza, perché noi si possa prontamente omettere dalla nostra vita tutto quello che possa distogliere dall?attesa di questo dono che attendiamo, proprio come quando restando in casa si pone l?orecchio allo squillo del campanello perché il postino può suonare da un momento all?altro: restare desti e pronti è necessario in qualsiasi momento ai fini di percepire la presenza di Dio nella dinamica dell'oggi. Il Signore vuole intervenire nella nostra storia di tutti i giorni per rendersi partecipe delle nostre vicissitudini e per apportare alla quotidianità la sua carica di vita e di rinnovato vigore, per cui sarebbe deleterio per noi stessi restare indifferenti di fronte alla continua presenza di Dio, ma anche adesso che: andiamo incontro al Signore che viene a scuotere l'umanità rendendosi egli stesso uomo (anzi Bambino) ci si chiede che intensifichiamo la vigilanza a partire dalla predisposizione interiore e dalla relazione personale con lo stesso Cristo Signore.
Il profeta Isaia afferma che da parte dell'uomo Dio viene atteso sempre con molta ansia, al punto da desiderare che Egli si renda anche tangibile ed esperibile ai sensi, così come afferma questa espressione che recide il brano della prima Lettura di oggi: " Se tu squarciassi i cieli e scendessi!"
Anche se in effetti i versi precedenti suggeriscono che quello che viene atteso dagli uomini è il Dio padre e redentore agente di misericordia, amore e perdono, è tuttavia indiscutibile il dato di fatto che oggigiorno si preferirebbe davvero che Dio si imponesse nella vita degli uomini irrompendo nel quotidiano e sconvolgendo anche gli elementi del cosmo, visto che la nostra epoca presenta tante attese di giustizia nella persona di tante vittime dell'odio, della violenza e della discriminazione dovuta al mancato riconoscimento dei diritti dell'uomo. Il sangue sparso in ogni angolo del pianeta nonché la moltitudine di bambini uccisi tutti i giorni dalla fame nonché la discrepanza sempre più crescente fra ricchi e poveri bastano già da se stessi a rendere l'idea di come si invochi l'intervento di un Dio che sconvolga determinate situazioni assurde...
Ebbene, in Cristo che si renderà Bambino Dio sarà ben lungi dallo "squarciare i cieli" e dallo scuotere le montagne, ma porterà i cieli sulla terra, poiché si renderà solidale con l'umanità povera e abbandonata soffrendo da uomo con essa e apportandovi la motivazione della speranza in un futuro migliore, poiché sperimenterà la semplicità e l'immediatezza di un Fanciullo abbandonato alla precarietà e agli stenti nonché la frustrazione dell'abbassamento e della nullità. Verrà però ad instaurare il Regno di Dio i cui primi destinatari sono proprio gli ultimi e gli esclusi ed è per questo che occorre riaffermare la necessità di un Avvento fervoroso nel gaio e nella letizia, di un'attesa viva ed entusiasta che il divino si immerga nell'umano...