Omelia (07-09-2008) |
mons. Antonio Riboldi |
Un bene perduto: l'ammonizione � facile, oggi, giudicare, condannare, atteggiamenti che il pi� delle volte nulla hanno a che fare con l?amore. � diventata una moda quella di ?criticare?, fermandosi ad una visione superficiale su chi ci sta vicino o ?ci passa? vicino. Difficile trovare chi vede il bene o con carit� ci aiuta a uscire dal male, con il dono umile dell?ammonizione, che non deve mai essere e neppure apparire quasi una superiorit�, ma solo desiderio profondo di bene. C?era un tempo in cui le nostre mamme non lasciavano mai sfuggire un tratto sbagliato della nostra vita. Sapevano, nel loro grande amore, che era un volerci bene e che, se non correggevano a tempo debito, si rischiava che il male diventasse una triste abitudine di vita. ?Antonio - mi diceva mia mamma - � vero che ti faccio cento prediche al giorno, ma � perch� ti voglio bene. Tu non conosci le insidie del male e io cerco, non solo di fartele vedere, ma di creare una coscienza del bene, che si trasformi poi in un giusto comportamento nella vita, quando sarai tu a camminare con le tue gambe. Non vorrei, quando saremo davanti al Padre, sentirmi dire che, se sei cresciuto male, la responsabilit� � mia, perch� non ti ho educato al bene da piccolo. Verr� il tempo che sarai solo a decidere: non dimenticare mai i miei ammonimenti!?. E cos� fu. Alla vigilia della sua morte, all?et� di 99 anni, visitandola, gi� vescovo, ebbe ancora la forza di ammonirmi: ?Ricordati, Antonio, e mi raccomando: fa? sempre giudizio e comportati bene!? Ma ci sono ancora famiglie dove vige una sana ammonizione, frutto dell?amore? O, per non aver fastidi, si dice sempre ?s�? a tutto, oppure ?no? senza spiegazioni? Quale la ragione dei fatti di bullismo, della voglia di affermarsi su tutti, che � sintomo di superbia, o della ?voglia di sballo?, segno di grande fragilit� interiore? Quante vite si salverebbero se l?amore di tutti facesse strada al bene! In un mondo che va perdendo la capacit� di amare - affermava Paolo VI - man mano che perde la capacit� di conoscere Dio, e facendo dell?uomo centro supremo del suo pensiero e della sua attivit�, divinizza se stesso, spegne la luce della verit�, vulnera i motivi dell?onest� e della gioia, noi proclameremo la legge dell?amore che si sublima, dell?amore che sale, dell?amore che osa prefiggere a suo termine l?infinita bont�. Risponderemo a Dio con l?offerta del nostro cuore, con tutta l?anima, con tutta la mente. Sar� la nostra vita un incantevole dialogo con quel Dio che, dopo averci creati, redenti, associati alla sua vita, rivolge a noi la fatale domanda, che Cristo risorto rivolse a Pietro: ?Mi ami tu??. (discorso del 1956) E? quanto ci dice oggi S. Paolo, nella lettera ai Romani: ?Fratelli, non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole, perch� chi ama il suo simile ha adempiuto la legge?. Infatti, il precetto: ?Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare? e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: ?Amerai il prossimo tuo come te stesso?. L?amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge � l?amore?. (Rom. 13, 8-10) Tornando al dovere di carit� dell?ammonizione, credo che, chi ama il fratello, non pu� tacere di fronte ai suoi errori, magari compiuti senza sapere neppure che sono errori. Quante volte capita - a tutti! - di ?uscire dalla strada buona della vita? e non esserne pienamente consapevoli! Se si ama davvero, non si pu� tacere. Quando, da vescovo, mi trovai di fronte al grande male della criminalit�, scrissi, assieme ai miei confratelli della Campania, una lettera pastorale che intitolai con le parole del profeta Isaia: ?Per amore del mio popolo non tacer�?. Fu un atto di grande coraggio, ma necessario, perch�, tacendo, come volevano gli affiliati alla camorra, era come fare strada a loro. Ci sono troppi silenzi pericolosi, nella politica, nell?economia, nella scuola, nella famiglia: silenzi che fanno tanto male a tutti. Ma � necessario che a muoverci nell?ammonimento sia, non l?esibizione di un?immunit� personale dall?errore. Anzi, Ges� ci avverte: ?Perch� stai a guardare la pagliuzza che � nell?occhio di tuo fratello e non t?accorgi della trave che � nel tuo occhio?? Come puoi dire al fratello: ?Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio?, mentre nel tuo occhio hai una trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio, allora ci vedrai bene e potrai togliere la pagliuzza dall?occhio di tuo fratello?. (Mt. 7, 1-6) Questo � il vero atteggiamento di umilt� e di amore con cui possiamo e dobbiamo ?ammonire il fratello?. Ascoltiamo ancora Ges�: Disse ai suoi discepoli: Se il tuo fratello commette una colpa, va? e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolter� avrai guadagnato tuo fratello, ma se non ti ascolter�, prendi con te una o due persone, perch� ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolter� neppure costoro, dillo all?assemblea. E se non ascolter� neanche l?assemblea sia per te come un pagano o un pubblicano. In verit� vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sar� legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sulla terra, sar� sciolto anche nei cieli. (Mt. 18, 15-20) Fossimo capaci tutti di mostrare discretamente l?amore al fratello ammonendolo - sempre con umilt� e affetto sincero - certamente tanti, ma tanti, si salverebbero. Quanto deve farci temere il silenzio sui mali attorno a noi, magari con la scusa ?fanno tutti cos�? oppure che male c?�??! Non � questo che Ges� ci insegna. A volte basta uno sguardo dolce per far capire ad un fratello che sta sbagliando. Uno sguardo che tante volte ottiene pi� che una scarica di anatemi nelle prediche. Mi scrive un?insegnante, che ora � in pensione: ?L?attuale emergenza educativa mi preoccupa molto, ma ho la certezza e l?orgoglio di non avervi contribuito. Mai messi i remi in barca, anche nei momenti per me tragici. Ma oggi gli strumenti formativi, che in passato hanno funzionato, si rivelano inadeguati, anche per i docenti eccellenti, a contrastare la crisi di autorevolezza e la decadenza del ruolo carismatico che attraversa la scuola in tutti i suoi ordini. La riforma pi� urgente � una riforma morale; � il ripristino del senso delle regole, della legalit� e della giustizia. Quando penso alla scuola la metafora che per prima mi viene in mente � quella di un tribunale dove i giudici assolvono indiscriminatamente tutti, colpevoli e innocenti. Se questo avvenisse nella societ� sarebbe il caos. Bisogna ripensare una scuola difficile, dove ad essere promossi siano l?impegno e la cultura e non viceversa, come accade da un po?. Molte coscienze giovanili pi� fragili si sono corrotte cos�?. Una riflessione che va bene, ora che siamo alla vigilia di un nuovo anno scolastico, c?� davvero di mezzo il futuro, non solo degli studenti, ma della societ�. Ascoltiamo il profeta Ezechiele: ?Cos� dice il Signore: Figlio dell?uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti. Ascolterai una parola della mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all?empio: Empio tu morirai e tu non parli, per non distogliere l?empio dalla sua condotta, egli, l?empio, morir� per la sua iniquit�, ma della sua morte chieder� conto a te. Ma se tu avrai ammonito l?empio della sua condotta perch� si converta ed egli non si converte, egli morir� per le sue iniquit�, tu invece sarai salvo?. (Ez. 33, 7-9) C?� solo da pregare che tra di noi, che ci vogliamo bene, torni con amore quanto dice il profeta: ?essere sentinelle? del prossimo; tutti, a vicenda. Come sarebbe bello sapere che c?� chi si interessa del nostro bene, pronto ad aiutarci, a correggere la rotta, quando usciamo di strada! Ci fu un tempo in cui, da vescovo, alzai la voce contro la criminalit� organizzata, ma tenendo sempre presente il motto di Giovanni XXIII: ?condannare l?errore, ma amare l?errante?. Uno che si definiva ?capo? - e lo era - chiese di incontrarmi. Dopo aver riflettuto e pregato, accettai la sua richiesta. Venne una sera e si trattenne con me per tre ore: un lungo tempo, in cui cercai di fargli capire l?enormit� del male che commetteva e la necessit� di cambiare rotta, per il bene suo e di tutta la comunit�. Ascoltava ammirato che qualcuno avesse il coraggio di rinfacciargli il grande male che faceva. Era talmente stupito che ogni tanto mi interrompeva con una frase. ?Lei mi sta nel mezzo del cuore?. Se ne and� confuso e lentamente l?ammonizione si fece strada, al punto che un giorno mi fece sapere che aveva deciso di sciogliere il suo gruppo, che contava circa 400 uomini, come lui dediti al crimine. La cosa si seppe e la criminalit� non accett� questo atto di estinzione di una ?famiglia potente?. Fu immediatamente ucciso. Mor�, ma non da criminale, ma, come pi� volte aveva affermato quella notte, ?da cristiano?. � stupendo, credetemi, essere cristiano, vescovo, e fare della propria vita un ?essere sentinella? di quanti il Signore affida. Si possono incontrare contrariet�, ma � bello sentirsi ?sentinelle dei fratelli?, perch� non si perdono. Nessuno. |