Omelia (11-04-2008)
Messa Meditazione
La vita divina in noi

Lettura
Il brano del vangelo di oggi si apre riferendo che i Giudei si scandalizzano perché Gesù promette di dare loro un "pane" che è la sua carne (v. 52). I versetti successivi mostrano che, invece di rispondere, Gesù ribadisce la sua affermazione, con un insegnamento che è costruito su due piani: la sua carne e il suo sangue, un vero cibo e una vera bevanda, comunicano la vita (vv. 53-55) e stabiliscono un'unione durevole con lui, che è il divino portatore e comunicatore della vita (vv. 56-57). Dopo la frase riassuntiva del dialogo (v. 58), il brano afferma che l'insegnamento di Gesù ha avuto luogo nella sinagoga di Cafarnao (v. 59).

Meditazione
Per i Giudei era stata una cosa straordinaria e anche scandalosa sentir dire che avrebbero dovuto mangiare la carne di un uomo. Anche noi avremmo avuto la stessa reazione. Gesù avrebbe potuto rispondere attenuando la durezza delle sue parole. Avrebbe, per esempio, potuto spiegare che non si trattava di mangiare la sua carne, ma di aderire nella fede alla sua persona. Ha scelto, invece, di insistere sul realismo: «Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (v. 53). Si tratta di una parola difficile da accettare e, proprio per questo motivo, capiamo l'importanza del sacramento dell'eucaristia, nel quale Cristo è presente, a motivo della trasformazione del pane e del vino nel suo corpo e nel suo sangue. All'eucaristia, presenza del corpo e del sangue di Gesù fra noi, dobbiamo fare un grande spazio nella nostra vita. Vivremo, così, un'esistenza nuova: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui [...] vivrà per me» (vv. 56-57). Il frutto del mangiare e del bere, quindi, è anzitutto il dimorare nostro in lui e suo in noi: l'amore porta ad accogliere l'altro in se stesso, a farsi sua casa. In questo senso, pensiamo a quanto è importante partecipare all'eucaristia, fare la comunione con consapevolezza e con amore! Con il mangiare e il bere, inoltre, il Figlio amato e inviato ai fratelli, che vive grazie al Padre, ci comunica, come nostra vita, la sua vita, ci coinvolge nella vita che promana da Dio. Mangiando di lui, siamo assimilati da lui: l'amato diventa la vita di noi che lo amiamo, dando forma al nostro essere, al nostro pensare, al nostro volere, al nostro agire. Afferma Paolo: «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20).

Preghiera:
Signore Gesù, donaci di accostarci alla mensa eucaristica con fede e amore, di accogliere te in noi e di essere accolti da te. Comincerà la vita nuova, con te, grazie a te e per te.

Agire:
Farò la comunione eucaristica con il desiderio di vivere del Signore e per il Signore.

Commento a cura di don Nunzio Capizzi

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