Omelia (03-09-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Dopo le tentazioni nel deserto, Gesù iniziò a parlare. E cominciò dalla periferia della Palestina, da Nazareth. Si presenta nella sinagoga del suo villaggio nel giorno di sabato durante un'abituale preghiera, cui prendono parte le autorità religiose del luogo e le persone più devote e anche più fanatiche, forse. Non era certo la prima volta che Gesù vi entrava. L'evangelista ricorda che era una sua «consuetudine». Può darsi che altre volte si fosse «alzato per leggere». Ma fu la prima volta che si esprimeva in quel modo. Prese il brano del profeta Isaia ove si parla della liberazione dei prigionieri, della vista ridata a ciechi, della evangelizzazione fatta ai poveri. Era la buona notizia che annunciava Isaia. Ma, chiuso il rotolo, Gesù comincia questa sua prima predica con un avverbio: «Oggi»; e poi continua: «Oggi si è adempiuta questa scrittura per voi che mi ascoltate». La reazione degli ascoltatori fu decisamente ostile: «Sentendo queste cose, coloro che erano presenti nella sinagoga furono presi dall'ira e, alzatisi, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fino in cima al monte sul quale era situata la loro città per farlo precipitare giù». Possiamo chiederci da dove veniva uno sdegno così violento, tanto da spingere quegli uomini religiosi all'omicidio? Aveva forse, Gesù, toccato qualche interesse di fondo? Aveva dato fastidio a qualcuno sì da dover essere eliminato? No. Il problema era nel fatto che un concittadino, ossia uno di loro, che conoscevano e avevano visto crescere, parlava con autorità sulle cose della vita, sulle trasformazioni da operare nei cuori. A questo resistono gli abitanti di Nazareth. Il fatto che uno di loro diventi diverso, pur essendo identico a loro, suona come un'accusa implicita, insopportabile. Ed è questa la loro incredulità. Non si tratta di dubbi teorici, ma del rifiuto che Dio parli e operi nella vita di ogni giorno. Egli proclamava un «anno di grazia», ossia la fine di tutte le sperequazioni, la fine delle ingiustizie createsi man mano tra gli uomini, la fine delle oppressioni degli uni sugli altri. E questo «anno di grazia» iniziava quel giorno.