Omelia (04-09-2007)
Eremo San Biagio
Commento su 1Ts 5,5-6

Dalla Parola del giorno
Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque (come gli altri); ma restiamo svegli e siamo sobri.

Come vivere questa Parola
C'è della gente che è nottambula e notturna: ha scambiato il giorno con la notte, vive (ma è poi viai?) più di notte che di giorno. Pensieri, sentimenti e azioni di costoro sono "intrisi" di tenebra. Noi invece chiediamo al Signore di vivere dentro la nostra splendida identità di "figli della luce". Sì, noi che vogliamo seguire Gesù vivendo la sua Parola, giacché Egli ha detto: " Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita" (Gv 8, 12)
Interessante e fortemente attuale il fatto che, proprio come "figli della luce" e non delle tenebre, siamo invitati da San Paolo a uscire da quel "sonno di morte" che è ogni tipo di connivenza col peccato: trasgressione alla legge di Dio, sostanzialmente alla legge dell'amore.
San Paolo aggiunge due altre raccomandazioni: "restiamo svegli e siamo sobri". Si tratta di prendere coscienza di quanto oggi, più di sempre, ci vengono propinati "sonniferi": quelli della persuasione (soprattutto "mediatica") a vivere di piacevolezze a buon mercato, dentro l'imperativo occulto: "compra-consuma-getta e compra nuovamente". Così la vita viene banalizzata, la fede è annacquata, la pratica religiosa si riduce spesso a "rassicurazione contro gl'infortuni". Insomma è un assopimento generale; se non tutto tenebra, certo più vicino al sonno che alla veglia. Ecco perché, proprio nel nostro oggi, importa molto anche l'altro invito di San Paolo: siamo sobri .
Si tratta di opporre a questa società addormentata nella superficialità e nel vuoto di valori, un tenore di vita non godereccio e compiacente al... "mercato".
La gioia, tipica dei "figli della luce" sta decisamente da un'altra parte.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, ringrazio il Signore che ha ispirato San Paolo di consegnarmi questo appellativo: "figli della luce". Chiederò poi uno sguardo lucido e critico su tutto quello che in me e attorno a me è connivenza con la mollezza, il rifiuto del sacrificio, l'adeguamento a un sistema imposto da chi fa soldi a palate, annebbiando i valori, addormentando le coscienze, spegnendo la gioia.

Signore, fammi in verità, "Figlio della luce". Crea in me l'amore alla vita semplice, il coraggio di scelte di sobrietà che portino a uno stile essenziale e libero.

La parola di un pensatore contemporaneo
Secondo la religione dei consumi, l'uomo, il cittadino virtuoso è il consumatore più coscienzioso che fa regolarmente i suoi pellegrinaggi e le sue pratiche rituali nelle nuove cattedrali del consumismo, anzi dell'iperconsumismo.
George Ritzer