Omelia (26-08-2007)
don Maurizio Prandi
Il sogno di Dio: che i suoi figli vengano da ogni dove

Gesù, il Figlio di Dio è in cammino... vive il suo pellegrinaggio verso Gerusalemme. Incontra un tale il quale molto probabilmente invece si sente già arrivato, già a posto e pone a Gesù una domanda che prescinde dalla sua situazione personale: Sono pochi quelli che si salvano? Magari sbaglio, ma sento qui come una presunzione di certezza dietro a quella domanda... la certezza di essere tra coloro che si salvano perché appartengono al popolo scelto dal Signore.
Mi piacciono queste situazioni che il vangelo pone alla nostra attenzione... Capita spesso nel vangelo di trovare una certa differenza tra le domande che vengono fatte a Gesù e le sue risposte. Non solo l'uomo ignora molte delle cose che riguardano Dio, ma sbaglia anche spesso nel suo modo di porre le domande. Gesù non risponde affatto alla domanda che gli viene posta, e pone in primo piano il vero problema: la salvezza, cioè, è una vocazione per tutti ed è effettivamente possibile per ognuno, ma richiede un impegno personale. Non è cristiano né sentirsi esclusi dalla salvezza e perciò smettere di lottare, né insuperbirsi per i propri meriti e ritenersi per questi salvi (don Daniele Simonazzi). L'impegno personale, lo sforzo del passare attraverso la porta stretta, ecco una importante continuità con l'invito responsabilizzante da parte di Gesù a giudicare da noi stessi ciò che è giusto che ci veniva fatto domenica scorsa. Continuate a camminare dice Gesù, non sentitevi arrivati, perché anche se avete partecipato a tanti momenti "religiosi", non siete garantiti. Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze! Come dire: abbiamo frequentato la chiesa, abbiamo mandato i nostri figli a catechismo, abbiamo partecipato agli incontri, a messa ci siamo venuti... E' bellissima la parafrasi di don A. Casati: "Non serve, non basta: la misura è nella vita; i vostri pensieri, il vostro modo di vedere la vita, i vostri interessi non hanno nulla a che fare con i miei; sono intenti che non c'entrano, non c'entrano per niente con il vangelo che io ho predicato..."
Parlando di porta stretta si può pensare ad una restrizione... c'è un numero limitato di persone che può passare di lì, e invece sia il profeta Isaia che l'evangelista Luca dilatano a dismisura: Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio... bello! La porta stretta non è una porta per pochi perché il raduno, al contrario, è grande. Pochi giorni fa', (giovedì), nella messa feriale, ascoltando la parabola degli invitati al banchetto, siamo stati messi a contatto con il sogno di Dio: che la sala si riempisse di invitati... Dio sogna che i suoi figli vengano da ogni dove... Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria... tutti i vostri fratelli da tutti i vostri popoli... abbiamo letto poco fa nel libro di Isaia. Quello che Gesù vuol fare capire a colui che gli ha posto la domanda è che non conta il quanti si salvano, ma il come si salvano. E' certo che la massa non passa... non è detto che far parte della massa, dei tanti che si dicono cristiani garantisca il passaggio... c'è sempre il rischio di non essere riconosciuti da Gesù perché non siamo passati attraverso la porta stretta del suo Vangelo e della sua Parola, così povera, così indifesa, così irrazionale umanamente parlando... tanto povera, indifesa e irrazionale che abbiamo pensato non valesse la pena correre "il rischio della fede" (don Luigi Pozzoli). Ma la porta stretta che non siamo stati capaci di attraversare può essere anche la gratuità, che ci dice che il nostro amore deve raggiungere anche chi non è amabile... a quella magari preferiamo una più sana e razionale (ma per nulla evangelica) reciprocità.
Porta stretta è Gesù che oggi troviamo pellegrino verso la sua Croce, con le sue scelte ben precise, la sua totale dedizione, la sua povertà, la sua umiltà, il suo abbassarsi... Io sono la porta troviamo scritto nel vangelo di Giovanni... si tratta di passare attraverso di Lui allora, di conformarci a Lui. Lasciamoci portare allora dalle parole dei parrocchiani di don Daniele Simonazzi, che insieme a lui hanno commentato così Gesù porta stretta: Lui è la porta fatta su misura, lui è colui attraverso il quale abbiamo accesso alla realtà del regno, è colui attraverso il quale abbiamo accesso al Padre. La realtà della vita cristiana è l'avere accesso al Padre per mezzo del Cristo. Anche il Cristo è passato attraverso la porta della sua umanità, attraverso la porta dell'incarnazione, una porta che lui ha sfondato e ha aperto. Questo gli ha permesso il suo accesso al cuore del Padre.
Quindi a noi è chiesto il medesimo cammino. Pare sia proprio questa l'unica condizione per essere conosciuti da lui. Come non pensare allora al v. 29, come non pensare a coloro che sono passati attraverso il Cristo e che vengono dal mezzogiorno e dal settentrione? Come non pensare che coloro che giungono da ogni parte sono coloro che sono conosciuti da Dio e forse anche inconsapevolmente hanno preso la misura del Cristo, hanno attraversato la porta stretta del mistero di Cristo. I poveri sono coloro che non hanno bisogno di dimagrire per passare attraverso la porta stretta, sono coloro a cui la porta sta larga. I poveri sono coloro per i quali non è un problema passare attraverso la porta stretta, non fanno nessuno sforzo. Fanno molto più sforzo a entrare attraverso le nostre porte e le porte delle nostre case; fanno fatica a entrare attraverso le porte del nostro cuore.