Omelia (29-07-2007)
don Marco Pratesi
Intercessione

La prima lettura è la continuazione di quella di domenica scorsa: dopo la bella ospitalità di Mamre "il cuore di Abramo è in sintonia con la compassione del suo Signore per gli uomini, ed egli osa intercedere per loro con una confidenza audace" (CCC 2571). Nella misura in cui entra in sintonia con Dio, Abramo avverte una responsabilità per gli altri. Sono stranieri, pagani, peccatori, lontani dal suo Dio, eppure si sente in qualche modo legato a loro. Anche per questa via egli diventa benedizione per tutti i popoli, e in quanto progredisce nella propria vocazione, in tanto dimentica se stesso. "Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio (CCC 2635).
L'intercessione crea nella Chiesa una trama molto importante d'invisibili scambi: la nostra preghiera diventa per gli altri (vivi o defunti) sorgente di forza spirituale, come la preghiera degli altri (vivi o defunti) lo diventa per noi. In particolare ci è di aiuto prezioso la preghiera della Vergine e dei Santi, ai quali tante volte chiediamo: "prega per noi, pregate per noi"; così come domandiamo a Dio: "per i loro meriti e le loro preghiere, donaci sempre aiuto e protezione" (preghiera eucaristica I).
Certo, ogni possibile intercessione trae la sua forza dall'unica intercessione del Cristo, che sacrificato sulla croce più non muore, e "continua a offrirsi per noi e intercede come nostro avvocato" (Prefazio pasquale III). Momento culminante di tale intercessione è l'Eucaristia: in essa la Chiesa riceve il frutto dell'intercessione di Gesù presso il Padre, e intercede insieme agli Angeli e ai Santi, invocando per tutti gli uomini: "dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero" (preghiera eucaristica III).
L'intercessione però esclude ogni atteggiamento di paternalismo e superiorità, esigendo quell'umiltà profonda che sola rende possibile un'autentica fraternità universale. Anche in questo Abramo ci è maestro: "sono polvere e cenere". Non è semplice "galateo religioso", ma percezione profonda di chi, avvicinandosi a Dio, scopre una ricchezza che rivela modesta ogni altra ricchezza. E quando sgorga da un cuore povero, immancabilmente la preghiera giunge fino a Dio: "Il povero invoca e Dio lo ascolta" (salmo responsoriale).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.