Omelia (06-07-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Gesù camminando vede Matteo, uno degli esat­tori incaricato di raccogliere le tasse che vanno a impinguare le casse del tetrarca o del governatore della regione. E' l'autore del Vangelo che ci sta accompagnando in questo anno liturgico. Come esattore, appartiene alla odiata classe dei pubblicani, ritenuti imbroglioni e sfruttatori della gente e della legge. Per di più sono considerati impuri, perché maneggiano denari e compiono loschi affari pecuniari. Insomma, è gente da evitare. Accomunati agli scomunicati, ai ladri e agli strozzini, non sono neppure da sa­lutare. Gesù, invece, si avvicina e si mette a parlare con lui. Al termine gli rivolge persino un invito: "Seguimi". Un pubblicano è chiamato a far parte dei discepoli. Altro che non avvicinarsi e non dar nep­pure la mano! Matteo, a differenza di tanti uomini che si ritenevano religiosi e puri, subito si alza dal suo banco e si mette a seguire Gesù. Da peccatore che era diviene un esempio di come si segue il Si­gnore. Anzi, ancor di più, con il Vangelo che porta il suo nome è divenuto guida di tanti. Anche noi seguiamo questo antico pubblicano e peccatore che ci conduce verso la conoscenza e l'amore del Signore Gesù. Matteo invita subito Gesù ad un banchetto. Vi accorrono anche i suoi amici. E' uno strano banchetto; composto, appunto, da pubblicani e peccatori. Ma Gesù non si vergogna di stare con loro. Alcuni farisei, scandalizzati da questa scena, dicono ai discepoli: "Perché il vostro maestro mangia cori i pubblicani e i peccatori?" Gesù sente l'obiezione e interviene direttamente nella polemica con un proverbio inconfutabile per la sua chiarezza: "Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati". Gesù non vuol dire che i farisei sono sani e gli altri malati. Per lui, infatti, non c'è mai sulla terra un divisione manichea tra gente buona e gente cattiva, tra giusti e peccatori. Gesù vuol solo spiegare qual è la sua missione: egli è venuto per aiu­tare e per guarire, per liberare e per salvare. Non è sceso dal cielo per comminare condanne e punizioni. Per questo, ri­volgendosi direttamente ai farisei, aggiunge: "Andate e imparate che cosa vuoi dire: Misericordia cerco non sacrificio". E invita tutti a essere come lui: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore" (Ma 11 ,29). E, avvicinandosi ancora di più a ognuno di noi, aggiunge: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Per questo non è difficile sentire il Signore accanto a sé.