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Tobia
  > Libro: Tobia, Cap.: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14  

(Testo CEI74)

3
1Con l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire questa preghiera di lamento: 2«Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. 3Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. 4Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato davanti a te. Tu hai lasciato che ci spogliassero dei beni; ci hai abbandonati alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. 5Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando davanti a te nella verità. 6Agisci pure ora come meglio ti piace; dà ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. I rimproveri che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia tolto da questa prova; fà che io parta verso l'eterno soggiorno; Signore, non distogliere da me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare!».

III. SARA

7Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre. 8Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei gia stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto godere. 9Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia». 10In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: «Che non abbiano ad insultare mio padre e non gli dicano: La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure. Così farei precipitare la vecchiaia di mio padre con angoscia negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicare il Signore che mi sia concesso di morire, in modo da non sentire più insulti nella mia vita». 11In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. 12Ora a te alzo la faccia e gli occhi. 13Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più insulti. 14Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo 15e che non ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell'esilio. Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. Gia sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti».

16In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio 17e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera.

(Testo TILC)

3
La preghiera di Tobi

1Quelle parole mi fecero male e mi misi a piangere sconsolato. E tra le lacrime cominciai a pregare:
2'Tu sei giusto, Signore,
ed è giusto tutto quel che fai.
Sei buono e fedele nei tuoi progetti
e sei giudice del mondo.
3Ma ora ricordati di me, Signore,
e guardami con bontà.
Non punirmi per i peccati e per le colpe
che io e i miei padri abbiamo commesso.
4Tu ci hai abbandonati
perché abbiamo disubbidito
ai tuoi comandamenti.
E così siamo stati saccheggiati,
portati in esilio e messi a morte.
Siamo finiti derisi e insultati da tutti i popoli
in mezzo ai quali tu ci hai dispersi.
5Certo, la tua condanna è giusta, Signore,
se ci fai scontare i nostri peccati:
abbiamo disubbidito ai tuoi comandamenti
e non ti siamo stati fedeli.
6Oggi fa' pure di me quel che ritieni giusto,
fammi morire:
ordina che sparisca dalla faccia della terra
e diventi polvere.
Per me, infatti,
è preferibile morire piuttosto che vivere.
Sono stato insultato a torto,
e le parole di mia moglie mi hanno fatto
tanto male.
Liberami da questa angoscia, Signore,
e fammi passare al mondo eterno.
Non voltarmi la tua faccia, Signore!
Per me è appunto meglio morire,
che sopportare un dolore così grande
e sentirmi insultare
per tutto il resto della mia vita'.

Sara è insultata dalla serva

7-8Ma quello stesso giorno, anche qualcun altro doveva sentirsi rimproverare ingiustamente: era Sara, figlia di Raguele, che abitava a Ecbatana, in Media. Suo padre le aveva dato marito già sette volte. Ma ognuno di loro, prima ancora di unirsi a lei come si fa con una donna, moriva. Infatti veniva ucciso da Asmodeo, un demonio cattivo. Ma quel giorno, una delle serve di suo padre le aveva detto: 'Sei stata tu a uccidere i tuoi mariti! Ti sei già sposata con sette uomini, ma non hai portato il nome di nemmeno uno di loro. 9Ora non maltrattarci più con il pretesto che i tuoi mariti sono morti. Vattene anche tu con loro all'altro mondo! Così non vedremo mai qualcuno che sia tuo figlio!'.
10Allora Sara, piena di tristezza, si mise a piangere. Poi salì al piano superiore nella stanza di suo padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma poi, riflettendoci, disse: 'Dopo, maltratteranno mio padre. Gli diranno: 'Avevi soltanto quella figlia carissima, ma lei si è impiccata per le sue disgrazie'. Sarebbe un dispiacere per mio padre e lo farei morire prima del tempo. Invece di togliermi la vita, è meglio che mi metta a pregare il Signore. Gli chiederò di farmi morire per non sentirmi più insultare tutto il resto della mia vita'.

La preghiera di Sara

11In quell'istante, Sara stese le braccia dalla parte della finestra e si mise a pregare:
'Sii benedetto, Dio misericordioso!
Ti benedicano tutti gli uomini
e ti lodino sempre tutte le tue creature!
12Verso di te io sollevo il mio volto
e fisso lo sguardo.
13Fammi lasciare questa terra,
perché non debba più sentire simili insulti.
14Tu, Signore, lo sai che sono vergine
e non ho mai peccato con nessun uomo.
15Non ho mai disonorato il mio nome
né quello di mio padre,
nella terra del mio esilio.
Sonol'unica figlia di mio padre;
e all'infuori di me non ha altri eredi.
Ormai tra i suoi fratelli o parenti
non c'è più nessuno
che possa prendermi in moglie,
e per il quale io debba restare in vita.
Mi sono già morti sette mariti;
perché dovrei continuare a vivere?
Ma se tu non vuoi farmi morire,
ascolta gli insulti che mi fanno,
oSignore!'.

Dio esaudisce Tobi e Sara

16Nel medesimo istante, la preghiera sia di Tobi sia di Sara giunse al trono di Dio. Egli l'ascoltò 17e mandò l'angelo Raffaele per curare i loro mali. Doveva far sparire le macchie dagli occhi di Tobi, perché lui potesse vedere di nuovo la luce, dono di Dio. Doveva anche liberare Sara, la figlia di Raguel, dal demonio maligno e darla in sposa a Tobia, il figlio di Tobi. Difatti Tobia aveva la precedenza su tutti quelli che aspiravano a sposarla. Nello stesso istante in cui Tobi rientrò in casa sua dal cortile, Sara, la figlia di Raguel, scese dal piano superiore della casa di suo padre.

(Testo CEI2008)

3

1 Con l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi iniziai questa preghiera di lamento: 2«Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. 3Ora, Signore, ricòrdati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. 4Violando i tuoi comandamenti, abbiamo peccato davanti a te. Ci hai consegnato al saccheggio; ci hai abbandonato alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. 5Ora, quando mi tratti secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi comandamenti, camminando davanti a te nella verità. 6Agisci pure ora come meglio ti piace; da' ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. Gli insulti bugiardi che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia liberato da questa prova; fa' che io parta verso la dimora eterna. Signore, non distogliere da me il tuo volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia, e così non sentirmi più insultare!».

Angustia e preghiera di Sara

7Nello stesso giorno a Sara, figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, capitò di sentirsi insultare da parte di una serva di suo padre, 8poiché lei era stata data in moglie a sette uomini, ma Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto portare il nome. 9Perché vorresti colpire noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non dobbiamo mai vedere né figlio né figlia». 10In quel giorno dunque ella soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma, tornando a riflettere, pensava: «Che non insultino mio padre e non gli dicano: «La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure». Così farei precipitare con angoscia la vecchiaia di mio padre negli inferi. Meglio per me che non mi impicchi, ma supplichi il Signore di farmi morire per non sentire più insulti nella mia vita». 11In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. 12Ora a te innalzo il mio volto e i miei occhi. 13Comanda che io sia tolta dalla terra, perché non debba sentire più insulti. 14Tu sai, Signore, che sono pura da ogni contatto con un uomo 15e che non ho disonorato il mio nome né quello di mio padre nella terra dell'esilio. Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino né un parente per il quale io possa serbarmi come sposa. Già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guarda a me con benevolenza: che io non senta più insulti».

Doppio esaudimento

16In quel medesimo momento la preghiera di ambedue fu accolta davanti alla gloria di Dio 17e fu mandato Raffaele a guarire tutti e due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio, e a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e così scacciare da lei il cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia prenderla in sposa, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava in casa dal cortile e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera.

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